Nel 1986/87, gli Spurs
avevano vinto appena 26 partite, per l’ottavo anno erano in declino, non
avevano più un uomo simbolo nel quale riconoscersi e il pubblico si stava
demoralizzando e stancando. Quella stagione, le presenze medie scesero a 8.000
spettatori. Drossos dovette ammettere che spostare la franchigia era ormai una
necessità. Tutte le speranze di garantire un futuro alla squadra erano legate
alla Lotteria del draft. Se San Antonio l’avesse vinta avrebbe potuto scegliere
David Robinson e costruire una squadra forte che avrebbe potuto richiamare
pubblico e sponsor.
La fortuna sorrise: nel
1987 Robinson venne scelto con il numero 1 ma non è che tutto si fosse risolto
così in fretta. A causa dell’impegno preso precedentemente quando non
immaginava di diventare una star NBA con la Marina Militare degli Stati Uniti,
Robinson non sarebbe stato disponibile per altri due anni. Gli Spurs potevano
certamente sopravvivere altre due stagioni in attesa del salvatore ma per le
regole NBA l’Ammiraglio avrebbe potuto non firmare alcun contratto e rientrare
nel draft l’anno successivo. Oppure avrebbe potuto non firmare per due anni e
diventare addirittura free-agent nel giorno del suo ingresso nella Lega. Poteva
essere suo interesse non firmare nulla per poi scegliersi la propria squadra,
approdare nel club di un grande mercato come potevano essere i Lakers, i Knicks
o i Celtics. Si parlò anche di Chicago perché avrebbe potuto fare coppia con
l’astro nascente Michael Jordan. San Antonio aveva il diritto di scelta ma nessuna
garanzia, forse era anche in una posizione di debolezza. Il rischio in sostanza
era scegliere Robinson e non firmarlo mai. Sarebbe stata la fine.
La chiave della trattativa
fu la scelta di Lee Fentress come agente, un personaggio con il quale gli Spurs
avevano ottimi rapporti. Per tutta l’estate gli Spurs corteggiarono Robinson ma
senza mettere troppa pressione. Gli fecero visitare la città, ospitarono la sua
famiglia, gli fecero incontrare i tifosi. Alla fine, lo convinsero. David non
veniva da una metropoli: anche al college aveva giocato a Navy, quindi lontano
dalle pressioni della vittoria da conquistare a tutti i costi. Il carattere
facile, la sua buona educazone, caratteristiche che in seguito gli sarebbero
state in qualche modo rinfacciate perché ritenute alla base del suo
atteggiamento in campo, troppo morbido, furono determinanti nell’indurlo a
ritenere San Antonio il posto giusto per cominciare la carriera. Inoltre,
aspettare uno o due anni per firmare, avrebbe significato vivere ancora con i
315 dollari alla settimana di Navy.
Il 6 novembre 1987
Robinson firmò per gli Spurs un contratto di 10 anni da 26 milioni di dollari
con una clausola che gli avrebbe consentito di rinegoziare l’accordo se dopo la
stagione 1991/92 nella Lega ci fossero stati due giocatori con un salario annuo
superiore ai tre milioni di dollari. Meno di un anno dopo, Red McCombs comprò
la franchigia per 48 milioni di dollari e nel 1993 gli Spurs si trasferirono
all’Alamodome. L’arrivo di Robinson non portò il titolo ma con lui nel 1989/90
la media spettatori schizzò a 14.000 unità. Doveva salvare la franchigia e lo
fece.
Negli anni di David
Robinson, gli Spurs si avvicinarono spesso alla Finale ma senza mai
raggiungerla. Nel 1997, dieci anni esatti dopo la chiamata di Robinson, San
Antonio - complici gli infortuni - vinse solo 28 partite ed era considerata una
squadra in declino. La sconfitta nella finale di conference del 1995, anno in
cui la squdra vinse 62 partite e Robinson fu nominato MVP della Lega, aveva
lasciato il segno. Rodman, ritenuto uno dei “colpevoli”, venne praticamente
svenduto a Chicago, ma nel 1996 l’eliminazione avvenne in semifinale di
conference, contro Utah. Poi ci furono l’infortunio di Robinson, il suo rientro
con la squadra in piena crisi, il licenziamento di Coach Bob Hill e, il tempo
di giocare sei partite, la decisione di fermare ancora Robinson per la
stagione. In quel momento si diceva che San Antonio non avesse un playmaker da
titolo (era Avery Johnson), che Robinson non fosse un leader né tantomeno un
vincente e che richiamare Sean Elliott da Detroit fosse stato un errore.
Coinvolta nella Lotteria del draft, il “Duncan Derby” venne ribattezzato, San
Antonio sapeva di avere più chance di vittoria di molte squadre ma molte meno
di Boston e Vancouver. Ancora una volta la dea bendata intervenne in soccorso
degli Spurs. Furono loro a vincere la Lotteria e il diritto di selezionare Tim
Duncan. Il titolo NBA del 1999 venne assegnato quella notte…
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