sabato 9 settembre 2017

NBA Finals 1999: David Robinson

Nel 1986/87, gli Spurs avevano vinto appena 26 partite, per l’ottavo anno erano in declino, non avevano più un uomo simbolo nel quale riconoscersi e il pubblico si stava demoralizzando e stancando. Quella stagione, le presenze medie scesero a 8.000 spettatori. Drossos dovette ammettere che spostare la franchigia era ormai una necessità. Tutte le speranze di garantire un futuro alla squadra erano legate alla Lotteria del draft. Se San Antonio l’avesse vinta avrebbe potuto scegliere David Robinson e costruire una squadra forte che avrebbe potuto richiamare pubblico e sponsor.

La fortuna sorrise: nel 1987 Robinson venne scelto con il numero 1 ma non è che tutto si fosse risolto così in fretta. A causa dell’impegno preso precedentemente quando non immaginava di diventare una star NBA con la Marina Militare degli Stati Uniti, Robinson non sarebbe stato disponibile per altri due anni. Gli Spurs potevano certamente sopravvivere altre due stagioni in attesa del salvatore ma per le regole NBA l’Ammiraglio avrebbe potuto non firmare alcun contratto e rientrare nel draft l’anno successivo. Oppure avrebbe potuto non firmare per due anni e diventare addirittura free-agent nel giorno del suo ingresso nella Lega. Poteva essere suo interesse non firmare nulla per poi scegliersi la propria squadra, approdare nel club di un grande mercato come potevano essere i Lakers, i Knicks o i Celtics. Si parlò anche di Chicago perché avrebbe potuto fare coppia con l’astro nascente Michael Jordan. San Antonio aveva il diritto di scelta ma nessuna garanzia, forse era anche in una posizione di debolezza. Il rischio in sostanza era scegliere Robinson e non firmarlo mai. Sarebbe stata la fine.
La chiave della trattativa fu la scelta di Lee Fentress come agente, un personaggio con il quale gli Spurs avevano ottimi rapporti. Per tutta l’estate gli Spurs corteggiarono Robinson ma senza mettere troppa pressione. Gli fecero visitare la città, ospitarono la sua famiglia, gli fecero incontrare i tifosi. Alla fine, lo convinsero. David non veniva da una metropoli: anche al college aveva giocato a Navy, quindi lontano dalle pressioni della vittoria da conquistare a tutti i costi. Il carattere facile, la sua buona educazone, caratteristiche che in seguito gli sarebbero state in qualche modo rinfacciate perché ritenute alla base del suo atteggiamento in campo, troppo morbido, furono determinanti nell’indurlo a ritenere San Antonio il posto giusto per cominciare la carriera. Inoltre, aspettare uno o due anni per firmare, avrebbe significato vivere ancora con i 315 dollari alla settimana di Navy.
Il 6 novembre 1987 Robinson firmò per gli Spurs un contratto di 10 anni da 26 milioni di dollari con una clausola che gli avrebbe consentito di rinegoziare l’accordo se dopo la stagione 1991/92 nella Lega ci fossero stati due giocatori con un salario annuo superiore ai tre milioni di dollari. Meno di un anno dopo, Red McCombs comprò la franchigia per 48 milioni di dollari e nel 1993 gli Spurs si trasferirono all’Alamodome. L’arrivo di Robinson non portò il titolo ma con lui nel 1989/90 la media spettatori schizzò a 14.000 unità. Doveva salvare la franchigia e lo fece.
Negli anni di David Robinson, gli Spurs si avvicinarono spesso alla Finale ma senza mai raggiungerla. Nel 1997, dieci anni esatti dopo la chiamata di Robinson, San Antonio - complici gli infortuni - vinse solo 28 partite ed era considerata una squadra in declino. La sconfitta nella finale di conference del 1995, anno in cui la squdra vinse 62 partite e Robinson fu nominato MVP della Lega, aveva lasciato il segno. Rodman, ritenuto uno dei “colpevoli”, venne praticamente svenduto a Chicago, ma nel 1996 l’eliminazione avvenne in semifinale di conference, contro Utah. Poi ci furono l’infortunio di Robinson, il suo rientro con la squadra in piena crisi, il licenziamento di Coach Bob Hill e, il tempo di giocare sei partite, la decisione di fermare ancora Robinson per la stagione. In quel momento si diceva che San Antonio non avesse un playmaker da titolo (era Avery Johnson), che Robinson non fosse un leader né tantomeno un vincente e che richiamare Sean Elliott da Detroit fosse stato un errore. Coinvolta nella Lotteria del draft, il “Duncan Derby” venne ribattezzato, San Antonio sapeva di avere più chance di vittoria di molte squadre ma molte meno di Boston e Vancouver. Ancora una volta la dea bendata intervenne in soccorso degli Spurs. Furono loro a vincere la Lotteria e il diritto di selezionare Tim Duncan. Il titolo NBA del 1999 venne assegnato quella notte…



 
 

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