sabato 29 ottobre 2016

Golden Times: gli Eroi del 1975



Nel 1974 i Warriors non riuscirono neppure a qualificarsi per i playoffs. Le ultime scelte dal draft si erano rivelate fallimentari e molte di esse avevano preferito i soldi facili della ABA. Nei mesi precedenti, Cazzie Russell, un veterano con tanti punti nelle mani che aveva giocato nei Knicks, lasciò la squadra per andare ai Lakers. Nate Thurmond, l’uomo franchigia, la montagna nera dei rimbalzi era stato scambiato a Chicago. I Warriors non stavano ricostruendo perché all’epoca il concetto non esisteva e poi avevano con il numero 24 Rick Barry. Nel 1972 era tornato dai quattro anni di esilio nella ABA ed era al top della condizione. “Mi accorsi fin dal training camp che – contro tutti i pronostici - avevamo una squadra speciale”, disse Barry che tra l’altro trovò subito grande feeling con il nuovo centro giunto da Chicago, Clifford Ray. Sarebbe diventato un suo grande amico.

“Ray era il tipo di giocatore che aiutava tutti, quello che ci serviva, un leader. Quando vincemmo gara 7 contro Chicago per conquistare la finale, George Johnson andò in campo e vinse la partita per noi. Ray era in panchina e fece un tifo di inferno. Questo era Clifford Ray”, disse Barry.
Il coach di quella squadra era Al Attles, un altro uomo franchigia. Costruì quei Warriors con principi moderni: erano la squadra di Rick Barry ma accanto a lui la rotazione era spinta, c’erano dieci giocatori da 11 minuti minimi di media, un vero platoon system sviluppato attorno ad una star assoluta (Barry segnò 30.5 punti di media). La sorpresa dell’anno semmai fu una matricola da UCLA di nome Keith Wilkes, che sarebbe stato nominato rookie dell’anno. Wilkes era un californiano con un tiro incomprensibile, eseguito dopo una rotazione del braccio destro sopra la testa. Aveva giocato e vinto a UCLA, poi nel 1974 fu scelto al numero 11. Giocava ala insieme a Rick Barry ed ebbe una stagione strepitosa...

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