lunedì 28 agosto 2017

American Way: Jordan e Jeter compagni di squadra!

I Miami Marlins sono uno dei grandi misteri dello sport americano. Hanno vinto due titoli nella loro storia e sono stati per lo più insignificanti in tutte le altre stagioni. Vinsero le World Series del 2003 in un epico duello con gli Yankees. Da una parte una franchigia priva di storia e di conseguenza fascino e dall'altra quella più famosa del mondo. Josh Beckett lanciò in gara 6 come se fosse stato baciato da Dio. I Marlins, allora Florida Marlins, vinsero le World Series.
In questi giorni i Marlins sono stati ceduti per 1.2 miliardi di dollari ad un gruppo di 16 investitori. Una cordata diremmo noi. Sono tutti uomini e quasi tutti finanzieri. Ma del gruppo fanno parte curiosamente due degli atleti più popolari degli ultimi 30 anni di sport americano: Michael Jordan e Derek Jeter.

Jeter non è stato il Jordan del baseball. È stato un fuoriclasse, un grandissimo giocatore ma deve la sua fama alla milizia per tutta la carriera negli Yankees. Quando Beckett guidò i Marlins alle World Series lui era ovviamente il leggendario shortstop degli Yankees. Il Capitano. Il numero 2 (la numerologia degli Yankees è leggendaria: l'1 era Billy Martin, il 3 era Babe Ruth, il 4 era Lou Gehrig, il 5 era Joe Di Maggio, il 6 Joe Torre, il 7 Mickey Mantle, l'8 Yogi Berra e il 9 Roger Maris. Sono stati tutti ritirati).
Jeter ha smesso di giocare da un anno. È milionario, bello, intelligente. Ha investito 15 milioni di dollari per entrare nel gruppo che ha rilevato i Marlins. Sarà il volto della franchigia perché dirigerà sia il ramo sportivo che quello business.
Per avere i Marlins si sono scannati tre gruppi perché entrare nell'elite dei proprietari di club professionistici è diventato in America un segno distintivo. Ci sono i miliardari e poi i miliardari che sono anche proprietari di squadre. Nella prima linea football, basket e baseball. Ma i costi di accesso sono talmente alti che è virtualmente impossibile che un club sia controllato da un singolo investitore. Capita ma raramente. Steve Ballmer ha rilevato i Clippers da solo per due miliardi. Ma sono serviti 16 investitori per comprare i Marlins. Solitamente i soldi spesi rientrano. Il prezzo delle franchigie sale e quello che compri a 1.2 miliardi probabilmente potrai senpre rivenderlo per molto di più. Finora ha funzionato così.
I Marlins però sono un caso singolare: Miami non si è innamorata del baseball, ha cuore solo per i Dolphins e in parte, molto in parte, per gli Heat. È una città con tanti emigranti che continuano a seguire le loro squadre e pochi si affezionano a quelle locali. I Dolphins hanno tradizione. I Marlins no. Hanno vinto due volte le World Series ma poi hanno ceduto sempre tutti. Sono sempre l'ultima squadra per affluenza. Anche adesso che giocano a Miami in un impianto nuovo e avveniristico.
Prima di vincere le World Series del 2003 furono al centro di un'operazione per noi impensabile: il proprietario John Henry li vendette a Jeffrey Loria che era il proprietario dei Montreal Expos. Henry utilizzò quei soldi (e altri) per comprate i Boston Red Sox. Loria per prendere i Marlins cedette alla lega gli Expos. E il baseball trasformò gli Expos nei Washington Nationals. Praticamente un triplice scambio di franchigie.
Fa effetto che dietro i Marlins ci siano Jordan e Jeter. Classico caso in cui le star di un club siedono nel box degli owner nonostante a Miami giochi il miglior battitore del momento, Giancarlo Stanton. Jordan vive a Charlotte ovviamente ma la moglie è di Miami quindi per lui è normale essere entrato nell'affare. Ma Jeter è una bandiera degli Yankees. Suona sempre strano quando il mito di un club va a lavorare nel post carriera in un altro club. Però succede, è successo a Jordan, è successo ad Isiah Thomas e a Larry Bird. Ora a Jeter.

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