Un rumore di sottofondo. Sempre più pressante. Un
brusio che in breve diventò un boato. "Tiny is here. Now the real fun is starting". Anni '70. L'attività
estiva a Rucker Park era al top dell'energia anche se allora era tutto
semiclandestino, le notizie si diffondevano con il passaparola e il consumismo
non si era impossessato ancora dei playground. Era tutto più affascinante. Nate
Archibald era un fedelissimo della scena estiva newyorkese. Che includeva
questo fantastico torneo tra squadre provenienti da diverse città d'America.
L'obiettivo era capire chi avesse la squadra di basket da strada
migliore. Il team di New York dipendeva da Archibald. Ma quella sera,
avversaria Chicago, Archibald era assente ingiustificato. Le cose andavano
male. Chicago era in controllo della partita. Più 13 nel cuore del secondo
tempo. Poi un brusio. Poi un boato. Infine un'esplosione. Tiny is here.
Nate Archibald era alto 1.80, forse meno, e pesava 75
chili al massimo. Era di costituzione leggera e anche denutrito. Veniva da
South Bronx, uno dei peggiori ghetti della città. Negli anni '60-'70 era anche
peggio. Droga, alcool a buon mercato, prostituzione e violenza casuale ma spietata.
Archibald quando era nella NBA, ma tornava ogni estate a South Bronx, aveva
imparato che era conveniente girare con pochi centesimi in tasca. Per non
essere derubati. Era una sorta di meccanismo di autodifesa cui aderivano in
molti allora. In pericolo erano soprattutto le donne. Gli uomini meno perché
non sapevi mai chi potevi tentare di derubare: un pazzo armato, un esperto di
karate, non era sicuro. Ma una donna sola era anche indifesa...
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