sabato 22 ottobre 2016

Golden Times: Steve Kerr Story



“Perché piangeva Lute Olson?” Il coach tutto d’un pezzo dell’università dell’Arizona, un duro, li aveva svegliati tutti di soprassalto nel cuore della notte. Olson era al primo anno da head coach e nessuno sapeva se avesse qualche trucco, qualche missione speciale nascosta nella manica. Era entrato nel dormitorio e aveva intimato a tutti i giocatori di vestirsi e andare nella stanza di Steve Kerr. Subito!

Aveva 18 anni, Steve, e molti dei suoi compagni lo conoscevano ancora poco. Non era molto quotato, come giocatore, ma era brillante, arguto, bravo anche a scuola. “La gente tende a gravitare attorno a Steve”, avrebbe detto Gregg Popovich. Quella notte lo avrebbero conosciuto tutti meglio. Steve era stato svegliato anche lui nel cuore della notte. E adesso era lì, catatonico, sotto shock. E Lute Olson, il duro, piangeva. Cos’era successo quella notte?
“Dr. Kerr’s untimely and tragic death at the hands of these despicable assassins must strengthen our resolve not to give in to the acts of terrorists. Terrorism must not be allowed to take control of the lives, actions, or future of ourselves and our friends.” La notizia battuta dalle agenzie di stampa conteneva questa frase del Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. Malcolm Kerr era il Presidente dell’università americana di Beirut. Aveva trascorso gli anni migliori della sua vita a studiare e mediare tra cristiani, musulmani ed ebrei. Ma il 18 gennaio 1984 venne colpito due volte alla testa mentre usciva da un ascensore nel palazzo in cui lavorava. Morì sul colpo, vittima di due hezbollah che eseguirono ordini iraniani. Steve apprese la notizia da un amico di famiglia, ma non aveva neppure una famiglia con cui condividere il dolore. Aveva un fratello in Libano anche lui, uno a Il Cairo, una sorella a Taiwan. I Kerr erano dappertutto e in nessun posto. Lui era a Tucson a inseguire il sogno di diventare un giocatore. Ma quella notte sembrava tutto davvero lontano. Kerr non partì per Beirut. Rimase a Tucson e giocò la partita successiva come se nulla fosse successo...

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