venerdì 15 settembre 2017

Le due carriere in una di Kobe Bryant

I Los Angeles Lakers ritireranno le maglie numero 8 e 24 indossate da Kobe Bryant durante i suoi 20 anni filati di carriera. Kobe sarà solo il decimo giocatore dei Lakers ad avere ritirata la propria maglia. In questo caso due maglie.

Considerata la storia dei Lakers onestamente fa sensazione che solo 10 giocatori siano stati omaggiati dell'onore. Ma a ben vedere non manca nessuno all'elenco. Non Jerry West o Elgin Baylor. Non Wilt Chamberlain, Jamal Wilkes o James Worthy per non parlare ovviamente di Kareem Abdul-Jabbar o Magic Johnson. O Shaquille O'Neal. C'è anche Gail Goodrich. Forse potrebbero omaggiare i loro grandi allenatori da John Kundla dei tempi di Minneapolis a Pat Riley o Phil Jackson. Magari lo faranno.
Da quando si è ritirato ci si domanda se Kobe merita di essere considerato il più grande Laker di tutti i tempi. Non so se la risposta possa essere affermativa, probabilmente Magic Johnson va ancora considerato un gradino più in alto - cinque titoli anche lui, non tutti da MVP ma da leader indiscusso si - ma la candidatura di Bryant è legittima. E questo è già un successo considerata la galleria di campioni che hanno vestito quella che lui stesso definisce l'armatura gialla o viola.
La straordinarietà della carriera di Kobe è stata direttamente proporzionale alla divisione che ha creato tra pubblico e commentatori. Come è sempre stato un personaggio divisivo, non aggregante almeno fino agli ultimi anni di carriera. In certi momenti è sembrato come se solo lui fosse in grado di afferrare pienamente il senso del percorso che aveva stabilito di intraprendere fin da quando era un adolescente.
Bryant è stato il teen-ager che si è rifiutato di giocare per i New Jersey Nets che volevano sceglierlo (bluffava ma ai tempi nessuno poteva saperlo). È stato il giovane campione che si ribellava alle gerarchie della squadra (il titolare era Eddie Jones ma lui fu chiamato al suo posto all'All-Star Game del 1998 dove si mise a duellare con Michael Jordan). È stato il fuoriclasse che non accettava la leadership di Shaquille O'Neal nella sua squadra. È stato la superstar che ha forzato la cessione dello stesso Shaq e di fatto la prima rottura del rapporto tra i Lakers e coach Phil Jackson. Insomma Kobe Bryant ha fatto discutere, ha raccolto consensi e dissensi in misura abnorme. Questo ritengo gli sia costato qualcosa dal punto di vista individuale. Ho già analizzato qui i motivi per cui una carriera come la sua abbia prodotto appena un titolo di MVP. Ogni singolo trofeo non assegnatogli ha senso ma non ce l'ha che la sua carriera sia stata superiore a quello che racconta il suo personale albo d'oro. Kobe è stato legittimamente uno dei primi 10 giocatori della storia, qualcuno direbbe dei primi cinque. Bill Simmons nel suo "Book of Basketball" l'ha collocato al numero 8, dietro ad esempio LeBron e Tim Duncan o gli stessi Magic e Bird. Su alcuni di loro si può discutere se meritino davvero di stargli davanti. Kobe è attualmente il terzo realizzatore della storia e ha vinto cinque titoli, quanti Magic, due in più di Larry Bird e LeBron, tre in più di Wilt Chamberlain e quattro in più di Jerry West. Ma è vero che solo gli ultimi due li ha vinti da giocatore di riferimento mentre nei primi tre era il Robin di Batman-Shaq.
Non ci sarebbe stato nulla di male nel continuare a vincere in quel ruolo se non fosse stato proprio Bryant a rifiutare quel ruolo condannandosi ad un triennio di mediocrità nonostante gli 81 punti in una gara. Anni in cui ha dovuto farsi allenare da Jackson che nel suo libro scritto in un anno sabbatico aveva parlato di lui come di un soggetto del tutto inanellabile. Svelando di aver pensato di scambiarlo con Grant Hill.
Anche in quel momento però Kobe è sembrato l'unico a capire davvero cosa ci fosse nel suo futuro aspettando il momento in cui le tre finali e due titoli vinti con i Lakers al top della sua maturità di giocatore, tra atletismo ancora debordante e un gioco completato tra movimenti in post basso e tiro da fuori, gli hanno reso giustizia, convalidandone le scelte. E infine collocandolo al centro del cuore di un mondo intero, quello che nel suo ultimo anno ha cercato di recuperare il tempo perso rovesciandogli addosso enormi quantità di rispetto, stima e persino amore.
La stessa decisione di ritirare le sue due maglie, senza precedenti, nasconde un significato probabilmente involontario ma enorme. È come se Kobe avesse avuto con i Lakers due carriere e ognuna delle due, singolarmente, valesse il ritiro della maglia. Ed è proprio così. Kobe ha vinto tre titoli con il numero 8. Altri due con il 24. È esploso con l'8 ed è diventato MVP della Lega con il 24. Ha avuto due carriere da Hall of Fame in una. Questa più degli 81 punti e forse più dei cinque titoli e sette finali giocate riflette la sua grandezza.

Nessun commento: