lunedì 26 marzo 2018

MVP Review: la candidatura tramontata di Giannis Antetokounmpo


Giannis Antetokounmpo per una porzione di stagione era stato considerato un legittimo candidato MVP poi sono successe tante cose, ma soprattutto i Milwaukee Bucks sono scivolati indietro nella classifica della Eastern Conference esattamente nella stagione in cui, date le circostanze, avrebbero almeno potuto prendersi il vantaggio del campo nel primo turno. 

Giannis è un “five-tool player” come dicono nel baseball. Da quando è entrato nella NBA grazie al suo fisico irreale e la duttilità ha giocato effettivamente in tutti i ruoli mostrando un ventaglio di caratteristiche totale. Sotto certi aspetti può essere anche limitativo: Giannis è un ibrido senza ruolo. Da rookie giocava da ala piccola e qualche volta da ala grande quando i Bucks si abbassavano. Jason Kidd aveva spiazzato tutti dichiarandolo la point-guard della sua squadra ma poi con Malcolm Brogdon l’anno passato e ancora di più Eric Bledose quest’anno, il suo ruolo è sempre più diventato indecifrabile. Secondo basketball-reference il 93% del tempo quest’anno l’ha speso da ala forte. Ovviamente non è una classica ala forte almeno in attacco. Non è nemmeno chiaro quanto sia stato penalizzato dall’esonero di Kidd con cui sembrava avere un rapporto molto stretto. Pare si sia anche offerto di scongiurare il licenziamento, ma non è successo.
Tuttavia la stagione di Antetokounmpo resta non solo di altissimo livello ma anche di crescita, tipico dei giocatori di 23 anni arrivati nella NBA molto presto. Ha aumentato i punti, i tiri e le percentuali. L’ultimo dato è il più significativo: aumenta la quantità ma anche la qualità quindi l’ampliamento delle responsabilità va di pari passo con l’efficacia. Giannis ha leggermente ridotto il numero di tiri da tre (il suo punto debole, 29.5%) ma aumentato quelli da due. Dal campo ha il 53.2%, top in carriera, la percentuale effettiva è del 54.6%, top in carriera, gli 8.8 tiri liberi procurati per gara sono il top in carriera, come i 10.0 rimbalzi, i 27.3 punti. Quest’anno ha catturato il 25% abbondante dei rimbalzi disponibili sotto il canestro dei Bucks, una cifra altissima, probabilmente generata dall’utilizzo da ala forte almeno nella propria metà campo. Sono diminuiti solo gli assist ma con Bledsoe e Brogdon nella stessa squadra è chiaro che la palla in mano gli arriva spesso in un secondo momento e con un maggior obbligo di “finire”.
E’ anche giusto dire che i Bucks come sono stati concepiti non sono perfetti per le sue caratteristiche. Giannis è uno slasher che avrebbe bisogno di attaccare aree non congestionate. Perché questo succeda occorrono i tiratori. E Milwaukee non li ha. La squadra è la 27° per tiri da tre segnati e 26° per tiri da tre presi. In stagione ha eseguito circa 200 tiri da tre in meno degli avversari diretti. L’unico vero tiratore della rotazione è Tony Snell. Bledose, Khris Middleton, Matthew Dellavedova sono discreti tiratori ma nessuno può davvero aprire il campo quando le difese tendono a non uscire comunque, temendo le rappresaglie di Giannis. E’ vero che i Bucks per tre quarti di stagione non hanno avuto il talento di Jabari Parker ma per massimizzare Giannis è inevitabile allargare di più il campo. Dovranno tenerne conto in futuro. Antetokounmpo è uno dei primi dieci giocatori del mondo, probabilmente anche meglio. Essendo sotto contratto fino al 2021 il tempo per assemblare una grande squadra accanto a lui non manca ma Milwaukee non è una free-agent destination e dai draft non arriverà granché. Quindi il management deve trovare le pedine giuste per valorizzarlo. (2-continua)

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