Bradley veniva da un piccolo paese del Missouri,
Crystal City, figlio del banchiere locale e di una ex giocatrice dai gusti
raffinati che raddoppiava gli impegni scolastici del figlio con lezioni di
musica, di lingue straniere, di sport improbabili. Il piccolo Bill era un
prodigio a scuola e un giocatore di basket sorprendente. Non aveva talento
atletico e non superò i 195 centimetri di statura. A livello professionistico
sarebbe stato considerato piccolo e lento. Ma negli anni di Crystal City si
allenava senza soluzione di continuità. Non si concedeva un minuto di riposo,
di sosta, di svago. Bill Bradley contro il canestro, anche di notte, senza
luci, perché migliorava il suo fiuto per il canestro. Lavorava sul palleggio
usando occhiali che gli impedissero di guardare il pallone mentre cambiava
mano. Passeggiava accanto alle vetrine dei negozi e senza voltare la testa
cercava di memorizzare tutto quello che vedeva. Poi tornava indietro per capire
cosa gli fosse sfuggito. Allenava la visione periferica.