martedì 3 ottobre 2017

Carmelo Anthony a OKC: All in One

Lo scambio per Carmelo Anthony non ha controindicazioni per i Thunder. Hanno sacrificato per averlo davvero poco. Doug McDermott è stato insignificante a OKC e con l'arrivo di Paul George sarebbe presumibilmente scomparso dalla rotazione. Enes Kanter era il miglior attaccante del secondo quintetto ma era ingiocabile nei playoffs a causa dei suoi straripanti limiti difensivi. Di sicuro è l'unico piccolo sacrificio concesso allo star power portato da Melo a OKC. Adesso i Thunder non hanno un cambio per Steven Adams ma nel basket di oggi è un limite sopportabile. Patrick Patterson potrebbe essere il centro da smallball dei Thunder, il ruolo che due anni fa aveva Serge Ibaka.
Il general manager Sam Presti ha largamente vinto il mercato portando a casa due stelle sacrificando il minimo indispensabile ovvero Victor Oladipo, con un contratto pesante e un ruolo comunque minore, con l'innesto di Paul George.
I Thunder quindi hanno impiegato appena un anno per passare dalle potenziali macerie della fuga di Kevin Durant all'assemblaggio di un Superteam che sul piano del talento rappresenta la prima minaccia al repeat dei Warriors. Ma è una minaccia seria?
Quello che rende i Warriors speciali, i Thunder non lo hanno del tutto. Golden State ha quattro dei primi 15 giocatori del mondo, tre dei primi 10 e due dei primi cinque se non meglio. Tutti e quattro sono al top delle rispettive carriere. E infine si miscelano perfettamente. Draymond Green è un realizzatore di complemento, Klay Thompson è perfetto per giocare senza palla, ricevere e tirare. È un finalizzatore. Un terminale. Tre di queste quattro stelle sono difensori importanti, Green è il migliore e Durant non è distante da lui quando vuole esserlo. Il sesto uomo, Andre Iguodala, è ancora un giocatore di alto livello e un difensore di elite.
I Thunder hanno una stella in meno anche se Steven Adams attorniato di tiratori potrebbe esplodere. Andre Roberson come difensore oggi è superiore ad Iguodala ma è un attaccante trascurabile. Uno dei Big 3, non importa quanto motivato, non è il giocatore che era cinque o sei anni fa. Melo ovviamente.
Ma i Thunder sono nella posizione di poter sfruttare un teorico anno-no dei Warriors. Golden State viene da tre stagioni in cui ha giocato la finale. Quando non l'ha vinta ha giocato due gare 7. Questi tre anni in termini di logorio ne valgono quattro e l'Ovest è sempre più impegnativo. Pagare lo sforzo ad un certo punto può essere improbabile ma non è da escludere. Dopo tre finali, Miami nel 2014 è crollata alla quarta; i Lakers nel 2011 sono scomparsi; San Antonio non è mai riuscita a ripetersi; i Lakers del 2003 persero la finale di conference; i Bulls di Michael Jordan si sono sempre fermati dopo tre titoli anche se le circostanze non sono mai state naturali.
I Warriors sono largamente favoriti ma questo titolo potrebbe essere il più difficile da raggiungere. E OKC è lì per provare ad approfittarne. Ma come?
I Thunder dunque giocheranno small. Carmelo sarà l'ala forte della squadra almeno in condizioni usuali. Dovrà colpire dagli angoli a sostegno del pick and roll centrale Westbrook-Adams, da realizzatore secondario come è sempre successo in nazionale ma mai a Denver o New York. Dovrà diventare la miglior opzione in post basso. 
Anthony come attaccante ha diverse dimensioni: tiro da fuori su scarico, gioco in post basso e uno contro uno dal palleggio soprattutto attorno al gomito della lunetta. Quest'ultima arma potrebbe diventare la più potente se usata con moderazione.
Teoricamente OKC non avrebbe  bisogno del Carmelo che ferma la palla o si costruisce da solo un tiro. Russell Westbrook si è guadagnato il diritto di essere quel giocatore. Ma come alternativa occasionale o nelle circostanze in cui Westbrook è in panchina - che un anno fa erano letali - la creatività nell'uno contro uno di Melo può fare la differenza tra un buon attacco e un grande attacco. 
Naturalmente i Thunder funzioneranno nella misura in cui i Big 3 sacrificheranno tutti qualcosa. Nella stagione passata erano tutti tra i primi 20 della Lega nello "usage" ovvero nell'uso dei possessi. Westbrook usava il 41 percento dei possessi dei Thunder, un record. Paul George ha le caratteristiche di realizzatore secondario e grande difensore per sacrificare maggiormente le proprie qualità offensive. Ma deve farlo nell'anno in cui diventa free-agent normalmente il meno adatto per un certo tipo di atteggiamento. Poi c'è la questione difensiva dove Anthony deve riprogrammarsi e Westbrook mutare comportamento: lo scorso anno era comprensibile che usasse i possessi difensivi per rifiatare. Adesso non sarà necessario. Coach Billy Donovan lo limitava sotto i 35 minuti in stagione regolare. Quest'anno potrebbero diventare anche meno con Ray Felton come cambio e una squadra nettamente superiore. Carmelo ha rifiutato l'idea di partire dalla panchina ma il coach potrà gestire i riposi in modo da avere sempre uno dei Big 3 in campo, anche nel secondo quarto, anche alla fine del terzo, quasi sempre due dei Big 3. Rispetto ad un anno fa la differenza è abissale. 

L'aspetto più inusuale è che questi Thunder sono un esperimento di un solo anno. Persino se funzionassero molto bene e magari vincessero il titolo non potrebbero mai rimanere tutti assieme. Paul George è un free-agent puro. Russell Westbrook ha firmato un'estensione da 205 milioni in cinque anni ovvero 41 milioni di media a stagione. Carmelo Anthony diventa free-agent oppure può non esercitare l'opzione e andare a scadenza nel 2019.
Il pallino è nelle mani di Westbrook: solo lui può dare un futuro ad alto livello a questo gruppo. Con la conferma di Westbrook, sw Anthony non uscisse dal contratto, i Thunder dovrebbero rinunciare a George in tutti i casi salvo pagare una tassa di lusso stimata in 132 milioni che porterebbe il costo del roster a lambire i 300 milioni. Neppure un titolo e la prospettiva di ripetersi potrebbero bastare. Sam Presti certamente ha già un piano pronto e da qualche parte nella propria mente immagina di riuscire a tenere Westbrook e George piuttosto che Westbrook e Melo. Ma questo è argomento buono per il prossimo anno. Ora c'è un esperimento da far funzionare e un miracololo cui assistere. Nessun club era mai riuscito a riprendersi così rapidamente dalla catastrofica perdita del suo giocatore di riferimento.

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