mercoledì 27 settembre 2017

Carmelo Anthony: ora OKC è una minaccia per i Warriors?

Lo scambio per Carmelo Anthony non ha controindicazioni per i Thunder. Hanno sacrificato per averlo davvero poco. Doug McDermott è stato insignificante a OKC e con l'arrivo di Paul George sarebbe presumibilmente scomparso dalla rotazione. Enes Kanter era il miglior attaccante del secondo quintetto ma era ingiocabile nei playoffs a causa dei suoi straripanti limiti difensivi. Di sicuro è l'unico piccolo sacrificio concesso allo star power portato da Melo a OKC. Adesso i Thunder non hanno un cambio per Steven Adams ma nel basket di oggi è un limite sopportabile. Patrick Patterson potrebbe essere il centro da smallball dei Thunder, il ruolo che due anni fa aveva Serge Ibaka.
Il general manager Sam Presti ha largamente vinto il mercato portando a casa due stelle sacrificando il minimo indispensabile ovvero Victor Oladipo, con un contratto pesante e un ruolo comunque minore, con l'innesto di Paul George.
I Thunder quindi hanno impiegato appena un anno per passare dalle potenziali macerie della fuga di Kevin Durant all'assemblaggio di un Superteam che sul piano del talento rappresenta la prima minaccia al repeat dei Warriors. Ma è una minaccia seria?
Quello che rende i Warriors speciali, i Thunder non lo hanno del tutto. Golden State ha quattro dei primi 15 giocatori del mondo, tre dei primi 10 e due dei primi cinque se non meglio. Tutti e quattro sono al top delle rispettive carriere. E infine si miscelano perfettamente. Draymond Green è un realizzatore di complemento, Klay Thompson è perfetto per giocare senza palla, ricevere e tirare. È un finalizzatore. Un terminale. Tre di queste quattro stelle sono difensori importanti, Green è il migliore e Durant non è distante da lui quando vuole esserlo. Il sesto uomo, Andre Iguodala, è ancora un giocatore di alto livello e un difensore di elite.
I Thunder hanno una stella in meno anche se Steven Adams attorniato di tiratori potrebbe esplodere. Andre Roberson come difensore oggi è superiore ad Iguodala ma è un attaccante trascurabile. Uno dei Big 3, non importa quanto motivato, non è il giocatore che era cinque o sei anni fa. Melo ovviamente.
Ma i Thunder sono nella posizione di poter sfruttare un teorico anno-no dei Warriors. Golden State viene da tre stagioni in cui ha giocato la finale. Quando non l'ha vinta ha giocato due gare 7. Questi tre anni in termini di logorio ne valgono quattro e l'Ovest è sempre più impegnativo. Pagare lo sforzo ad un certo punto può essere improbabile ma non è da escludere. Dopo tre finali, Miami nel 2014 è crollata alla quarta; i Lakers nel 2011 sono scomparsi; San Antonio non è mai riuscita a ripetersi; i Lakers del 2003 persero la finale di conference; i Bulls di Michael Jordan si sono sempre fermati dopo tre titoli anche se le circostanze non sono mai state naturali.
I Warriors sono largamente favoriti ma questo titolo potrebbe essere il più difficile da raggiungere. E OKC è lì per provare ad approfittarne. Ma come? (1 - continua)

Nessun commento: