martedì 26 settembre 2017

Carmelo Anthony: il punto di vista dei Knicks

Nei suoi sette anni a New York, Carmelo Anthony ha segnato 24.7 punti per gara con 7.0 rimbalzi, cifre da grande star che lasciano alle loro spalle solo macerie. I problemi di Anthony sono cominciati lo stesso giorno in cui ha preteso di essere scambiato a New York prima della scadenza del contratto con Denver. Per venirgli incontro e con una mossa strategicamente fallimentare i Knicks smantellarono mezza squadra per avere subito quello che avrebbero avuto gratis tre mesi dopo. L'inefficacia dell'era Anthony è cominciata così.
Ora visto come le cose sono finite sarebbe facile addossare ogni responsabilità a Melo ma i Knicks hanno vinto una volta 54 partite con lui, hanno giocato la semifinale di conference ma non hanno avuto la pazienza di costruire nulla. Hanno cambiato allenatori, compagni e manager portandolo fino all'intollerabilita' della sua presenza. Tutti i sette anni sono stati un errore. Un errore prenderlo a quelle condizioni, un errore la gestione della squadra e infine della cessione.
Melo ha le sue responsabilità. Nell'ultima stagione la sua difesa è stata imbarazzante. È stato l'ala numero 66 in "defensive plus/minus" ovvero la statistica che misura il rendimento di una squadra in difesa con un giocatore in campo a confronto con quando non lo è. Non ha mai avuto grande talento fresco attorno tranne un anno di Stoudemire. Non tollerava Jeremy Lin. Ha faticato ad accettare l'esplosione di Kristaps Porzingis. I suoi sette anni ai Knicks sono stati trascurabili. Nessuno lo includerebbe mai tra i primi 15 o forse 20 Knick della storia. È un po' la sorte toccata a Micheal Ray Richardson, Bob McAdoo o Spencer Haywood, eccellenti solisti che non hanno saputo tradurre il loro talento in vittorie di squadra. Ma il contesto è stato impossibile. E nonostante tutto Anthony gode di grande rispetto tra i giocatori e la corsa ad assicurarselo, sia pure a condizioni non troppo severe, è stata significativa.
Giocherà ad Oklahoma City ma avrebbe potuto finire a Houston, Cleveland o Portland. Il suo talento, lo star power piacevano e piacciono a tanti. La sua immagine di giocatore estivo vincente con la Nazionale americana resta attraente.
Ovviamente i Knicks hanno ricavato poco da un giocatore di 33 anni con questo nome. Ma considerando che Phil Jackson dopo averlo esteso concedendogli la clausola "no-trade" era pronto a liberarlo gratis, il nuovo executive Scott Perry ha fatto quello che poteva. La seconda scelta dei Bulls è probabile che nel 2018 somigli molto ad una tarda prima. Doug McDermott ha 25 anni, un contratto gestibile per una squadra che ha decisamente bisogno di fare tanking persino con regole nuove e meno garantiste del sistema. Porzingis è la star designata; Tim Hardaway e Wily Hernangomez sono elementi di contorno; Frank Ntilikina andrà scoperto. Ma serve un altro top player dal draft e quindi servirà convincere Porzingis che un altro anno di sconfitte è tollerabile perché arriveranno tempi migliori. Quando i Knicks avranno bisogno di un free-agent per il salto di qualità lo avranno.
Poi c'è Enes Kanter.
Il suo contratto da 18 milioni è pessimo ma scade a fine anno o nel 2019 se deciderà di esercitare la clausola a suo favore. Come centro è un attaccante di post basso, uno dei migliori della Lega, la sua produzione per minuto giocato è altissima e come rimbalzista offensivo è di livello elevato. Il problema è che Kanter non può difendere su nessuno: in regular season il problema è gestibile, nei playoffs no. Ma i playoffs non dovrebbero riguardare i Knicks. Quindi un line-up con Porzingis fuori e Kanter in post basso potrebbe anche funzionare in attacco completando una rotazione di tre lunghi tutti stranieri. Ma nel valutare i Knicks non bisogna mai dimenticare gli obiettivi reali perché da un lato devono sviluppare i giovani e trovare la collocazione ideale per Porzingis  (per me è uno Stretch 5 che deve giocare accanto ad un 4 vero) e dall'altro non possono, non devono, vincere troppo perché in nessun caso possono permettersi di non aggiungere talento dal draft. Kanter potrebbe rientrare nel progetto perché ha talento ed è giovane ma nell'immediato se facesse vincere troppe partite diventerebbe un problema. Per questo non è da escludere che possa essere ceduto di nuovo a febbraio ad una squadra che voglia aggiungere punti e rimbalzi al secondo quintetto sacrificando contratti in scadenza e magari una scelta ulteriore. Persino le seconde scelte ai Knicks possono servire: non gonfiano il payroll in prospettiva free-agent e più ne hai e più aumentano le possibilità di pescare un jolly.

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