giovedì 13 luglio 2017

L'analisi del caso Hayward e dove sono ora i Celtics


In sostanza Gordon Hayward ha preferito una squadra che ha vinto 17 titoli, l'ultimo nel 2008, ad una che non ha mai vinto un titolo e ha giocato la sua ultima Finale nel 1998. Persino i Knicks e i Nets sono stati in Finale più recentemente!

Boston ha il fascino e la credibilità per reclutare free agent come lui mentre Utah per ovvie ragioni è sempre stata considerata una destinazione di seconda o terza classe. È normale che i Jazz non l'abbiano vissuta bene perché erano comunque, con Hayward, una legittima contender a Ovest (ritenendo al momento i Warriors fuori concorso, con le altre se la giocava) mentre senza di lui hanno fatto un passo indietro. Avevano due dei top free-agent della stagione estiva e hanno fatto 0/2 con George Hill a Sacramento e Hayward a Boston. Resteranno competitivi perché sono un'organizzazione ben gestita, che sviluppa i giocatori, con un roster giovane e profondo, un ottimo allenatore come Quin Snyder. La trade per Ricky Rubio, il lancio di Dante Exum, Rudy Gobert, Derrick Favors e Rodney Hood sono un cast da playoffs anche l'anno prossimo. Poi c'è Donovan Mitchell che potrebbe essere la nuova star della squadra a quanto si è visto (e per quanto valga) nelle summer league. Soprattutto è un difensore spaziale.
Può essere che in sostanza Hayward abbia realizzato che questa squadra avesse un limite preciso, al di sotto del livello del titolo, e abbia deciso di cambiare. Non c'è nulla di male. Kevin Durant aveva destato scalpore perché si era unito agli avversari. Hayward ha cambiato costa. A Boston avrà una strada verso la Finale meno irta di ostacoli.
Nell'intera analisi del caso Hayward è stato sottovalutato questo: già una volta aveva deciso di lasciare Utah e semplicemente per andare a Charlotte. I Jazz pareggiarono l'offerta e lo trattennero. Poi sono passati anni, il suo status si è moltiplicato e così la qualità dei Jazz. Ma questo legame indissolubile non c'era.
I Jazz speravano fosse il nuovo John Stockton. Stockton ad un certo punto aveva rinunciato ad avere un agente perché il suo lavoro (dell'agente) era quello di assicutargli i maggiori benefici economici ma lui voleva solo giocare nel posto in cui era felice e conosceva tutti. Ma non è una questione di giocatori di una generazione o un'altra. Stockton era un'eccezione anche nel 1990. La differenza è che ora i giocatori sono più calcolatori nel capire quando è il momento giusto per esplorare il mercato, quando è opportuno tenersi un'opzione di uscita. Per avere la porta aperta o massimizzare i guadagni. Vedi LeBron James.
Karl Malone ha lasciato i Jazz prima dell'ultimo anno di carriera. Nessuno ha mai pensato a lui come ad un giocatore che non abbia speso a Utah l'intera carriera. Era un ragazzo nero del sud trapiantato nella città più bianca di tutta la NBA. A Salt Lake City speravano di avere in Hayward un giocatore di quel DNA. Ma Hayward è espressione dei propri tempi. E se n'è andato.
Ha trasformato i Celtics in una squadra da titolo? No, perché i Big Three dei Celtics non valgono quelli di Cleveland per restare a est anche se i margini di miglioramento sono altissimi pensando che nel roster di Boston ci sono due selezioni al 3 degli ultimi due draft, Jaylen Brown e Jayson Tatum.
La perdita di Avery Bradley non è indolore: un difensore tra i migliori con un tiro piazzato letale e a basso salario. Ma tra un anno Boston deve rinnovare Isaiah Thomas, indispensabile per puntare in alto nell'immediato. Bradley sarebbe andato via tra un anno e così è arrivato un giocatore come Marcus Morris che tampona la mancanza di profondità nei lunghi. Hayward partirà da guardia dove Coach Stevens potrà usare come cambio Marcus Smart. All'ala piccola le opzioni sono tante ma Jae Crowder ha il fisico per fare il 4 in un quintetto small in cui il terzo esterno può essere Brown oppure Tatum. Ho la sensazione che Boston giocherà piccolo molti minuti con Al Horford da 5. È qui che la perdita di Kelly Olynik sarà dolorosa.
Ma per costruire una squadra subito da titolo serviva che dopo Hayward da free-agent arrivasse anche Paul George scaricando salari e questo non è avvenuto.
Le mosse di Danny Ainge sono state sorprendenti. La rinuncia a Markelle Fultz significa implicitamente puntare a lungo raggio su Thomas in regia. Poi serviva risparmiare qualche dollaro per infilare il contratto max di Hayward sotto il cap. Avendo una scelta altissima tra un anno (quella dei Nets) e forse due (anche quella dei Lakers se sarà compresa tra il numero 2 e il 5), Ainge è stato attento a giocare con prudenza le sue fiche. È evidente che il suo obiettivo è creare un progetto decennale. Forse quest'anno ha fatto meno di quello che poteva. Forse la squadra resta carente in qualche settore. Ma nessuna contender può aggredire il futuro con scelte così elevate da usare direttamente o da scambiare. Sono due estati che Boston prende uno dei primi tre free-agent. Al Horford nel 2016. Gordon Hayward nel 2017. Questi sono i fatti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ottima disamina Mai Sottovalutare DA