mercoledì 7 giugno 2017

30 su 30: nessuna squadra NBA cambierà allenatore!



Trovo abbastanza curioso che pochi abbiano notato un fatto a suo modo storico sia per la NBA che per il basket e forse per qualsiasi lega professionistica sportiva al mondo. In questa post-season probabilmente nessuna delle 30 squadre NBA cambierà il proprio allenatore. Non credo sia mai successo in passato. Spiegare questo fenomeno in parte casuale non è facile ma si possono fare alcune considerazioni.
La prima. Lo scorso anno cambiarono padrone 11 differenti squadre. Per gli standard NBA è normale che i nuovi allenatori usufruiscano del tempo necessario per imporre il loro progetto tecnico, anche coloro che al primo tentativo non hanno fatto bene. Quindi è normale che Tom Thibodeau a Minnesota o Frank Vogel a Orlando o ancora Dave Joerger a Sacramento, Luke Walton ai Lakers non siano stati minimamente messi in discussione.
La seconda. Alcuni allenatori che hanno sicuramente sbagliato stagione cominceranno la nuova sulla cosiddetta hot seat. Mi riferisco principalmente a Jeff Hornacek a New York, a Fred Hoiberg a Chicago, che probabilmente si è salvato conquistando i playoffs e andando 2-0 contro Boston prima che si infortunasse Rajon Rondo, a Nate McMillan a indiana e a Terry Stotts a Portland. Alvin Gentry addirittura è oltre. Penso si sia salvato perché è corretto consentirgli di sperimentare dall'inizio la coppia Cousins-Davis. Mike Budenholzer è un caso molto particolare perché dopo questa stagione tornerà a fare solo il coach dopo un periodo alla Pat Riley prima maniera in cui ha doppiato come presidente degli Atlanta Hawks. Ma storicamente quando si cambia poco o addirittura niente, la stagione per la categoria diventa lunga.
Fa sensazione semmai Golden State: se la salute convincesse Steve Kerr ad arrendersi, Mike Brown verrebbe promosso in automatico. Cosi Gentry e Walton che se ne sono andati nelle ultime due estati avrebbero molti motivi per sbattere la testa contro il muro...

Mike Budenholzer, Atlanta: dopo aver vinto 61 partite in una stagione incredibile due anni fa ha perso un po' il tocco. Ma Atlanta non è riuscita a tenere né DeMarre Carroll né Al Horford, ha ceduto Kyle Korver e Jeff Teague, firmato un Dwight Howard in palese declino. Non è più il presidente del club e questo indebolisce la sua posizione. Occupa il ruolo da 4 anni per un salario di 2 milioni a stagione che per gli standard NBA è bassissimo.
Kenny Atkinson, Brooklyn: uno che ha fatto la gavetta e adesso ha l'ingrato compito di gestire la ricostruzione dei Nets. 4 anni di contratto a 10 milioni totali.
Brad Stevens, Boston: aveva firmato per sei anni a 22 milioni con scadenza 2019 ma i Celtics l'hanno esteso fino al 2022 ristrutturando un contratto che dovrebbe toccare i cinque milioni a stagione, normale per l’astro nascente della Lega, secondo molti il migliore di tutti.
Steve Clifford, Charlotte: il contratto iniziale è stato esteso due volte. Scadrà nel 2020. A 2 milioni per stagione il rapporto qualità prezzo è elevato anche se l'ultima stagione è stata inferiore alle aspettative.
Fred Hoiberg, Chicago: strappato ad Iowa State per 25 milioni in cinque anni, scadenza 2020. Si è salvato dopo il primo anno, poi durante l’ultima stagione e ancora alla fine con un guizzo. ESPN l’ha votato come peggior coach della Lega, etichetta severa. Ma il tempo sta scadendo.
Tyronn Lue, Cleveland: quando ha sostituito David Blatt l’ha fatto senza rinegoziare il contratto da assistente. Poi ha firmato per cinque anni a 35 milioni, scadenza 2022. Per allora LeBron avrà quasi 38 anni.
Rick Carlisle, Dallas: ormai è un veterano, ma molto quotato non solo perché a Dallas ha vinto un titolo. Anche lui ha allungato fino al 2022 e il contratto chiama sette milioni a stagione.
Michael Malone, Denver: i Nuggets gli hanno dato fiducia firmando per quattro anni un figlio d’arte il cui contratto vale fino al 2019.
Stan Van Gundy, Detroit: caso relativamente raro di allenatore plenipotenziario. Il contratto vale 35 milioni in cinque anni, scadenza 2019. Può sembrare pagato troppo anche se ha giocato una Finale a Orlando e una finale di conference a Miami. Ma occorre ricordare che è anche il presidente del club. Tuttavia Detroit quest’anno ha mosso passi indietro. Non è più così solido.
Steve Kerr, Golden State: scade nel 2019 e considerate le condizioni di salute sarebbe già un’impresa portare a termine il contratto. I Warriors lo firmarono per cinque anni a 25 milioni, sottopagato adesso, per strapparlo ai Knicks, dove la sua carriera sarebbe stata diversa.
Mike D’Antoni, Houston: considerata la prima stagione e gli stipendi dei concorrenti a 16 milioni in quattro anni è un affare. Scadenza 2020.
Nate McMillan, Indiana: l’opportunità è stata inattesa. Il contratto triennale, fino al 2019 e il momento incerto dei Pacers lo indeboliscono. A tre milioni l’anno non è solidissimo.
Doc Rivers, Clippers: il contratto vale 50 milioni in cinque anni perché va considerato il plenipotenziario del club. Scadenza 2019. Da tempo si sussurra di un suo ritorno a Orlando ma i fatti l’hanno smentito. Dovrebbe essere il Popovich dei Clippers ma in una situazione organizzativa e culturale diversa. Difficile inquadrarne il futuro.
Luke Walton, Lakers: è la dimostrazione che nessun allenatore è migliore dei giocatori che allena. Walton era imbattibile ai Warriors come sostituto di Kerr, non lo è stato ovviamente ai Lakers. Firmato per cinque anni a 25 milioni, come il suo ex campo, quando era la scelta più sexy che si potesse fare. La risposta occidentale a Brad Stevens.
David Fizdale, Memphis: pagato poco, 10.2 milioni per quattro anni. D’altra parte era un assistente di lungo corso a Miami che ha ricostruito l’assetto dei Grizzlies. Sorprendente come personalità.
Erik Spoelstra, Miami: il suo contratto sarebbe scaduto nel 2017 ma lui gode della fiducia di Pat Riley che a Miami è tutto e ha esteso un anno fa per altri tre anni, fino al 2020 anche lui attorno ai cinque per.
Jason Kidd, Milwaukee: preso per tre anni e 15 milioni, ha esteso fino al 2020 per 16.5 milioni. Aumento contenuto ma sarebbe stato folle rischiare di perdere una squadra così futuribile come i Bucks.
Tom Thibodeau, Minnesota: come Popovich, come Rivers, come Van Gundy, ha in mano tutto e questo spiega gli otto milioni all’anno con scadenza 2021.
Alvin Gentry, New Orleans: 17.75 milioni in quattro anni per il privilegio di allenare Anthony Davis ma i primi due anni sono stati un disastro, ha fatto rimpiangere Monty Williams e lo spazio per sbagliare ormai è inesistente.
Jeff Hornacek, New York: situazione impossibile considerate le scelte di mercato e la presenza di Phil Jackson che incide e oscura tutto ma finora nel male. Sotto contratto fino al 2019 a cinque milioni per.
Billy Donovan, Oklahoma City: portato via a Florida per vincere titoli a raffica, si è trovato senza Kevin Durant dopo un anno in uno scenario molto diverso.
Frank Vogel, Orlando: immeritatamente ripudiato da Indiana, prima stagione a Orlando trascurabile. 22 milioni in quattro anni, scadenza 2020.
Brett Brown, Philadelphia: il contratto originale sarebbe scaduto nel 2017 ma è stato allungato fino al 2019. Sarebbe corretto potesse allenare una vera squadra NBA. Accordo da due milioni a stagione.
Earl Watson, Phoenix: triennale con scadenza 2019 in un situazione di ricostruzione generata da tanti errori vedi Isaiah Thomas. Però ha giocatori su cui costruire. Vale tre milioni l’anno.
Terry Stotts, Portland: il vecchio contratto sarebbe scaduto nel 2017 ma è stato esteso fino al 2020 per cinque milioni l’anno anche se le sue quotazioni sono scese dopo aver toccato l’apice nel 2016.
Dave Joerger, Sacramento: 12 milioni in quattro anni fino al 2020 per prendersi cura di una situazione oggettivamente complicata.
Gregg Popovich, San Antonio: meritatamente il coach più pagato della Lega a 11 milioni per stagione che comprendono responsabilità totali. Tecnicamente il suo contratto scade nel 2019 ma deciderà lui quando andare via e comunque la sua presenza è di fatto a vita.
Dwane Casey, Toronto: 18 milioni in tre anni, scadenza 2019. E’ uno dei coach pagati meglio ma ha dato ai Raptors continuità e solidità per la prima volta nella sua storia.
Quin Snyder, Utah: quattro anni di contratto con scadenza 2018 che sono diventati sette con scadenza 2021 per quattro milioni a stagione. Coach emergente, da progetto.
Scott Brooks, Washington: firmato per cinque anni, fino al 2021, a 35 milioni di dollari, tantissimi per un coach che ha vinto tanto ma non ha vinto il premio finale a OKC con Harden, Durant e Westbrook. Ma ai Wizards ha invertito la tendenza quindi per ora la scelta è stata premiante.


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