venerdì 19 maggio 2017

Mercato dei point-man: Paul, Lowry, Hill e la scelta di San Antonio



Il ruolo di point-man è il più profondo, ricco di talento nella NBA di oggi e anche probabilmente decisivo. E’ possibile elencare almeno dieci giocatori del ruolo di livello estremo. La conseguenza è che da un lato non è concepibile costruire una squadra forte senza un interprete top del ruolo e dall’altro la concorrenza è tremenda. Il prossimo draft tra l’altro prevede un influsso di talento specifico irreale, senza precedenti il che crea una situazione di imbarazzo generale. Chi è in scadenza di contratto e ha grandi aspettative economiche deve anche aspettarsi un po’ di prudenza da parte dei club. Secondo i “draftologi” stanno per arrivare almeno cinque fuoriclasse del ruolo, poi magari non saranno tutti fuoriclasse ma il dato è significativo. Quindi il mercato dei point-man è florido ma al tempo stesso complicato. Ci sono sei giocatori in diversi momenti della carriera in scadenza di contratto e tante situazioni intriganti. La più intrigante riguarda i San Antonio Spurs.

Dal titolo del 2003, il secondo della loro dinastia, gli Spurs hanno in Tony Parker un point-man affidabile e di altissimo livello. Il problema della successione era già vivo perché TP ha 35 anni e attraversava una fase di comprensibile declino. Le sue cifre quest’anno sono state le più basse dalla stagione da rookie e in difesa ha mostrato al corda, 109 punti subiti ogni 100 possessi con lui in campo per un saldo negativo di sei punti. Parker entra nell’ultimo anno di contratto, a 15 milioni circa, ma soprattutto si è infortunato gravemente e non è chiaro se, quando e come tornerà. L’allarme point-man a San Antonio è già suonato. Il suo affidabile sostituto è Patty Mills, ma anche lui è in scadenza. San Antonio può estendere Mills e promuoverlo sul campo ma forse non è la risposta giusta per una squadra che aspira a confermarsi al vertice della Lega. La situazione è una delle più interessanti del mercato. San Antonio sa essere convincente e creativa come ha dimostrato portandosi a casa LaMarcus Aldridge nel 2015 e Pau Gasol nel 2016.
Il più forte free-agent ovviamente è Stephen Curry ma non ci sono mai state aperture su una sua partenza. Curry può firmare al 35% del salary cap per cinque anni. Il contratto vale circa 207 milioni complessivi. I Warriors rifirmeranno Kevin Durant e poi lui sul quale i cosiddetti “Bird Rights”. Ovviamente il loro monte salari sarà abnorme e potrebbe impedirgli di firmare un free-agent funzionale al loro sistema che è Shaun Livingston. La decisione di Durant influenzerà in modo decisivo il futuro dei Warriors. Se KD non uscirà dal biennale dell’anno passato, Livingston potrà restare; se uscirà e rifirmerà a lunga scadenza al massimo di 35.3 milioni di dollari, aggiungendo i soldi che dovranno dare a Curry, il salary cap non permetterà di fare nulla, neppure di rifirmare Andre Iguodala.
Chris Paul – E’ ovviamente il miglior point-man che possa considerare l’ipotesi di lasciare la squadra attuale, i Clippers, per cercare il titolo NBA o anche una finale di conference visto che non l’ha mai giocata. Immaginatelo a San Antonio accanto a Kawhi Leonard e LaMarcus Aldridge nel sistema di Gregg Popovich. Ma non succederà perché Paul può firmare con i Clippers un contratto in eccesso di 200 milioni di dollari in cinque anni con un salario inziale superiore ai 35 milioni di dollari. Paul beneficia della nuova regola che permette di firmare con un quinquennale i giocatori che avranno fino a 38 anni il giorno della scadenza dell’accordo. Fino alla scorsa estate gli anni erano 36. L’unica possibilità è che i Clippers decidano di ripartire da zero. Anche se Blake Griffin dovesse andarsene, Paul avrebbe troppi incentivi a rimanere. Da free-agent non andrà mai via. Magari verrà scambiato più avanti, nei prossimi due o tre anni. Discorso per un altro giorno.
Kyle Lowry – Il suo è un caso particolare. Dopo l’eliminazione dei Raptors ha espresso il desiderio di giocare per il titolo ma è difficile pensare che possa essere il giocatore di riferimento di una vera contender. Le sue aspettative sono per un contratto da top-player, ma i Raaptors sono combattuti tra il desiderio di rimanere competitivi e quello di ripartire avendo due giocatori decisivi, Lowry e Serge Ibaka, in scadenza. Se Lowry accetta un salario medio sugli standard NBA di oggi, il discorso cambia e anche a San Antonio potrebbero essere interessati, liberando un po’ di spazio salariale (e quindi Patty Mills senza dubbio sarebbe la prima vittima). E’ un discorso complesso. I Sixers sembravano interessati sfruttando il suo legame con la città di Philadelphia ma il primo effetto dello scambio per Fultz è il decadimento di interesse nei suoi confronti.
George Hill – Durante l’inverno Utah aveva provato a estendere il contratto in scadenza che valeva appena otto milioni. Ma sull’entità del nuovo salario ci sono opinioni differenti. L’idea è che Hill, che ha 31 anni ma nelle ultime due stagioni ha avuto diversi problemi fisici, possa aspirare a raddoppiare il proprio contratto. Al tempo stesso vorrebbe legare la sua permanenza a quella di Gordon Hayward. Potremmo andare per le lunghe. Hill era uno dei protetti di Gregg Popovich ma trovare la quadratura del cerchio per riportarlo a casa è quasi impossibile. E’ anche vero che un’altra squadra potenzialmente sul mercato per un point-man, Indiana, l’ha già scaricato una volta. Utah scegliendo Donovan Mitchell si è preparata a fare senza anche se il prodotto di Louisville nasce guardia.
Jrue Holiday – New Orleans ha ceduto la propria prima scelta a Sacramento ma se fosse stata una delle prime tre l’avrebbe mantenuta. In questo caso avrebbe rinunciato a Holiday per puntare su un giovane point-man. A questo punto non ha scelta perché ha bisogno di un giocatore che inneschi la coppia Davis-Cousins. Holiday si aspetta molto di più degli 11 milioni per cui ha giocato quest’anno. I Knicks erano considerati attratti da lui, forse anche Philadelphia lo era prima di prendere Fultz e Dallas. Ma poi New York all’8 ha scelto Frank Nitilikina che magari non è pronto per giocare 30 minuti ma non giustifica un investimento su un point-man di 27 anni, mentre i Mavs hanno selezionato Dennis Smith. I Pelicans restano la soluzione più probabile.
Jeff Teague – E’ un giocatore solidissimo, che ha fatto bene ad Atlanta (scambiato per lanciare Dennis Schroder) e benissimo anche a Indiana. 15.3 punti e 7.8 assist di media in una squadra da playoffs. I Pacers però sono in un momento delicato in cui gli investimenti sul presente partono dalla decisione che prenderanno su Paul George. Confermare Teague per i soldi che può prendere ha senso solo se George restasse o addirittura si riuscisse a scambiare per un altro giocatore di livello, il che è molto improbabile. Tuttavia Teague come Holiday e Hill potrebbe scontrarsi con un mercato sfavorevole.
Derrick Rose – I suoi giorni da top-player sono finiti. Il suo futuro è più simile a quello di un Deron Williams, cioè giocatore marginale di una squadra forte. Difficile da accettare ma difensivamente è un problema, ha una storia di infortuni gravi alle spalle e una reputazione non certo immacolata. Probabile si sistema nella seconda ondata di free-agent.
Patty Mills – Considerata la situazione di Tony Parker avrebbe la possibilità di diventare finalmente un point-man titolare nella squadra perfetta. Ma se San Antonio decidesse che non vale certi soldi o un certo ruolo finirebbe per andarsene e non è chiaro dove possano esserci grandi prospettive.

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