sabato 1 aprile 2017

San Antonio alla fine è una questione di cultura

La programmazione e la credibilità  - Gli Spurs non si sono mai fatti trovare impreparati. La leadership è passata fisiologicamente da David Robinson a Tim Duncan a Kawhi Leonard. Il supportong cast è stato costantemente corretto e ringiovanito. Quando venne scelto Leonard, Popovich pensava di avere in mano un Bruce Bowen al quadrato perché più alto, più atletico, con braccia lunghe e mani enormi. Ha superato le sue stesse aspettative. Ma quello che molti hanno sottovalutato è la qualità dello staff che ha sostenuto Popovich e Buford in questi anni. Il DNA degli Spurs è dappertutto. Hanno lavorato a San Antonio allenatori come Mike Budenholzer, Mike Brown, Brett Brown, Monty Williams (che ora è tornato), dirigenti come Sam Presti, Dell Demps, Danny Ferry, Sean Marks.
Chip Engelland, lo shooting coach, è considerato il migliore del mondo. Il suo lavoro ha svoltato le carriere di Tony Parker e Kawhi Leonard ad esempio. Lo sviluppo dei giocatori è uno dei capisaldi della Cultura degli Spurs come la qualità dello staff (ha lavorato agli Spurs anche PJ Carlesimo, adesso Ettore Messina)
Continuità, consistenza e programmazione hanno portato il livello di credibilità degli Spurs così in alto da farli diventare l'unico club espressione di un mercato di medie dimensioni e di una città di provincia competitiva sul mercato dei free-agent. LaMarcus Aldridge ha preferito San Antonio ai Lakers e ai Knicks. Pau Gasol è un altro esempio. E nessuno ha mai pensato di andarsene e nessuno se n'è mai andato volentieri.
Programmazione significa non solo aver evitato che il ritiro dei vari Elliott e Robinson e adesso Duncan e poi Ginobili avesse effetti catastrofici. Ha permesso che gli Spurs potessero portare i contratti di queste figure storiche a scadenza facendo della lealtà una bandiera. L'hanno fatto i Lakers con Kobe Bryant ma pagando tantissimo in termini di risultati.
Programmazione significa che gli Spurs non si sono mai fatti trovare con i pantaloni calati quando il basket ha svoltato verso velocità, atletismo, cambi sistematici e tiro da tre. E sono stati sempre all'avanguardia non solo nello scouting in generale ma nella valorizzazione del filone europeo. Molto prima che diventasse di pratica comune. Ginobili, Parker, Nesterovic, Udrih, Tiago Splitter, Nando De Colo, Davis Bertans sono stati tutti presi in Europa. Gli Spurs hanno scelto anche Luis Scola e Goran Dragic, hanno vinto con Marco Belinelli e Boris Diaw, hanno avuto Hedo Turkoglu.
Tutti questi concetti compongono quella che a San Antonio viene chiamata Cultura. Non in senso astratto, ma come sommatoria di tante cose differenti. Cultura del lavoro, dell'aggiornamento, del progresso. Cultura dello sviluppo del personale, di chi va in campo e di chi aiuta chi va inbcampo. Cosi sono nati venti anni di successi o 18 stagioni da 50 vittorie.
(5-fine)

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