mercoledì 22 marzo 2017

Golden Times: la battaglia di Steve Kerr contro la propria schiena


Il dolore alla schiena era sempre più presente. Steve Kerr ne era cosciente. Ma erano i giorni dei playoffs. Giorni intensi, così intensi che non c’era nemmeno tempo di realizzare quanto stesse male. Poi durante gara 5 della Finale eseguì un movimento strano, brusco, sull’onda emotiva del gioco. Avvertì una fitta tremenda, una coltellata. E il dolore rimase. Non andò via.
Vinse il titolo NBA, andò a giocare a golf, sempre più dolorante. Poi era con la moglie Margot a Las Vegas per la summer league e per divertirsi un po’. Ma ad un certo punto diventò un problema persino trasferirsi dall’hotel alla propria auto. E quando entrava in uno di questi colossali hotel di Las Vegas in cui raggiungere la camera è spesso un viaggio da percorrere attraverso tavoli verdi e slot machine, doveva fermarsi ogni venti metri. Sedersi. Prendere fiato qualche secondo, allentare la pressione. E poi poteva rialzarsi. Ma la sua vita stava diventando un problema che Kerr non faceva nulla per risolvere. Non poteva sottrarsi all’operazione. E andò sotto i ferri. 
A settembre, festeggiò i 50 anni insieme alla moglie. Fecero una gran festa e lui si sforzò di sembrare felice, allegro. “Ma potevi vedere nel suo sguardo che era preoccupato e afflitto dal dolore”, disse la moglie. Si era operato alla schiena ma continuava a stare male, aveva potenti mal di testa. Non è mai stato chiaro a cosa fossero dovuti ma di sicuro l’operazione aveva determinato ulteriori difficoltà. C’era stata fuoriuscita di liquido spinale. E quindi una seconda operazione.

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