sabato 24 dicembre 2016

NBA WEEK 8/All in One

 Se fosse una squadra NCAA, Minnesota sarebbe difficilmente battibile ma siccome gioca nella NBA il problema è più serio e non pare averlo risolto la presenza di un top coach come Tom Thibodeau. I Wolves sono l'ultimo esperimento di squadra costruita attraverso il draft con  iocatori coetanei da crescere tutti assieme. In passato ha funzionato raramente. Il mix giovani-veterani ha un record storico migliore.

Lo sanno bene a Minnesota perché il triangolo Marbury-Garnett-Laettner non è durato molto e la squadra ha ottenuto i risultati migliori quando è stata costruita attorno a Kevin Garnett con veterani quali Latrell Sprewell e Sam Cassell. A Dallas la combinazione Kidd-Jackson-Mashburn si sciolse ai primi accenni di gelosia. Il precedente migliore è il più recente. Oklahoma City avrebbe certamente vinto se avesse conservato il trio Westbrook-Harden-Durant. Ma in fondo il problema è anche questo. Harden se ne andò per pochi milioni di dollari - so quanto è paradossale dirlo - e maggiori responsabilità. Qualcosa succede sempre.
I tre migliori giocatori dei Wolves sono tutti nati nel 1995. Fossero rimasti al college sarebbero tutti all'ultimo anno. Incredibile ma vero. Tutti e tre segnano oltre 20 punti di media e venissero messi sul mercato troverebbero decine di estimatori. Da free-agent varrebbero il massimo salariale nella NBA di oggi. Insieme al momento continuano a non produrre risultati consistenti.
Zach LaVine è una guardia di ovvia esplosività e con un tiro da fuori spettacolare. Quest'anno gioca quasi 38 minuti per gara, 11 in più di un anno fa e per la terza stagione consecutiva sta elevando in modo importante la sua media punti, raddoppiata rispetto a quando era un rookie. Balzano all'occio due cifre: pur giocando molto di più palle perse e assist sono inalterati. Da 1.8 a 1.7 perse. Da  3.1 a 3.0 assist. Questo dice soprattutto una cosa: LaVine non passa la palla, LaVine tira. Se non passi non puoi avere assist ma riduci anche il rischio di palle perse. Con compagni come Wiggins e Towns può non essere la scelta filosofica migliore. Tuttavia LaVine tira molto meglio quindi questo egoismo offensivo lo sta usando bene.  Nel tiro da due è passato dal 48.2 al 53.5% con un tiro e mezzo in più a partita. La percentuale effettiva è schizzata al 55%. E infatti con LaVine in campo i Wolves segnano 116 punti per 100 possessi. Normalmente sono meno di 109 (non pochi: Minnesota ha il decimo attacco della Lega).
Il fenomeno Karl-Anthony Towns è un'altra storia. Quando arrivò a Kentucky, John Calipari lo obbligò a guadagnarsi da vivere dentro l'area senza farsi irretire dal proprio talento da clone di Garnett per tirare da fuori, palleggiare, giocare come se fosse una guardia. Ora la sensazione in questo suo secondo anno da oltre 21 e 10 di media è che Towns abbia di nuovo ceduto alla tentazione di specchiarsi nel proprio talento. Ha aumentato i tiri ma di fatto ha aumentato i tiri da fuori. È pericoloso dall'arco ma intanto cln tre tiri in più per fara è precipitato dal 54 al 49% dal campo. Niente di allarmante al momento ma è un trend da tenere sotto controllo.
Andrew Wiggins è il figlio del Mitchell che prese a pallate la propria carriera negli anni '80 quando giocava nei Rockets che fecero la Finale del 1986 contro Boston  (lui e Lewis Lloyd vennero squalificati per uso di droghe, per fortuna Wiggins poi ha messo ordine nella propria vita). Andrew è un'ala straordinaria perché creativo, notevole tiratore dal palleggio, arresto e tiro, porta la palla al ferro. È dinamico e atleticamente formidabile. Anche se il 43.9% dal campo con 17.7 tiri di media è migliorabile, quest'anno Wiggins ha ampliato il proprio range di tiro diventando affidabile anche da tre con il 38.5%. Inoltre si procura circa sette liberi a partita. I numeri nudi e crudi lo promuovono anche se non è un rimbalzista - peccato grave per il nuovo LeBron - e rispetto al talento sforna pochi assist.
Questo ci conduce al primo problema dei Wolves: le tre stelle offensivamente sono terminali puri e passatori riluttanti. È vero che Ricky Rubio passa per tutti ma il problema resta. Una star che non passa la palla è destinato a giocare contro difese chiuse e questo spiega perché sia Towns che Wiggins hanno percentuali inferiori alla stagione scorsa pur essendo ambedue migliorati nel tiro da tre. Che Lavine invece tiri meglio e trovi più facile avvicinarsi al canestro è una conseguenza del maggiore spazio a disposizione della star meno temuta della squadra. Ma nonostante questo i Wolves segnano 108.8 punti per 100 possessi. Sono decimi. Sono una buonissima squadra offensiva. I problemi veri sono difensivi.
Lo scorso anno i Wolves concedevano 110.8 punti per 100 possessi
ed erano la squadra numero 28 su 30. Poi hanno assunto il guru difensivo Tom Thibodeau ma con risultati attualmente sconfortanti ovvero 111 punti concessi per 100 possessi e 27° posizione assoluta. Con questi numeri difensivi non vai da nessuna parte. Il più inquietante è proprio Wiggins. Con lui in campo Minnesota segna 106 punti per 100 possessi quindi peggiora in attacco e concede 116 punti quindi peggiora anche in difesa. Sono dati impietosi perché al tempo stesso con LaVine la difesa resta inalterata ma almeno l'attacco produce 116 punti. Towns esercita un minimo di impatto difensivo (109 punti per 100) e in attacco con lui ci sono 111 punti.
I Wolves conoscono queste cifre e molte altre. Considerato che i tre giovani fenomeni giocano molto assieme, l'unica strada da battere è limitare il tempo in cui Wiggins gioca senza gli altri due o gioca solo con LaVine perché questa combinazione è difensivamente improponibile.

LA STATISTICA 1
James Harden ha pareggiato Hakeem Olajuwon per numero di triple doppie in carriera con la franchigia di Houston, 14. Ma Olajuwon ha impiegato 283 partite in più di quelle giocate da Harden.
LA STATISTICA 2
Contro New Orleans, Houston ha fatto 24 su 61 da tre. Record NBA per tiri da tre tentati e segnati. Secondo Eric  Gordon cadranno ancora tutti e due. Il concetto è semplice. O trovi un tiro facile da sotto o tiri da tre. Naturalmente per applicare bene questa teoria devi avere i tiratori giusti. D'Antoni e i Rockets hanno fatto la squadra per averli. E li hanno. Incluso James Harden che al tempo stesso crea tiri per i compagni e li prende lui stesso.
LA STATISTICA 3
Russell Westbrook contro Phoenix è diventato il primo giocatore dl 1988 (Magic Johnson) a realizzare una tripla doppia con almeno 25 punti e 20 assist.

IL NUOVO CONTRATTO E I WARRIORS
Il nuovo contratto collettivo siglato in linea di principio è un atto di intelligenza. La NBA attraversa un momento strepitoso e rovinarlo o comprometterlo con una battaglia sindacale sarebbe stato delittuoso. Anche da parte dei giocatori ovviamente.
I dati salienti a quanto è dato sapere sono soprattutto quattro: 
1) aumenteranno i salari all'interno dei contratti firmati da rookie che rappresentano in sostanza la tassa da pagare per avere il diritto di spartirsi la torta vera più avanti. Una volta i contratti dei rookie erano liberi e si generavano situazioni imbarazzanti ovvero esordienti che guadagnavano più di veterani affermati. Glenn Robinson fu l'ultimo a firmare un contratto da rookie libero nel 1994. Milwaukee gli diede 68 milioni in 10 anni. A quei tempi una cifra sbalorditiva. Negli ultimi anni si era esagerato in senso opposto e i contratti dei rookie erano diventati troppo bassi rispetto alla media e quindi utilissimi per avere squadre lunghe, giocatori di qualità a basso costo e poter riversare soldi sui veterani. La situazione dei Lakers attuali ad esempio è sintomatica. I contratti di  D'Angelo Russell, Brandon Ingram, Julius Randle e Larry Nance jr in totale non coprono il salario di un Timofey Mozgov qualunque. L'aumento di questi salari serve a riequilibrare la situazione e distribuire più equamente la ricchezza.
2) il salario medio dei giocatori passerà  - è stato calcolato - da 5 a 9 milioni di dollari. L'adeguamento dei contratti minimi oltre che quelli dei rookie dovrebbe favorire l'equilibrio dei salari o almeno indirizzare i soldi su pochi giocatori scongiurando che gli enormi salari dell'ultima estate si gonfino ulteriormente anche se la direzione è quella. Da un punto di vista economico sarà sempre più improbabile che i giocatori di un certo livello possano giocare in Europa perché le prospettive di guadagno nella NBA sono ormai spropositate anche per i giocatori di fine rotazione.
3) I roster passeranno da 15 a 17 giocatori, un altro modo per distribuire la ricchezza in modo più democratico per porre un qualche tipo di limite ai maxicontratti. Si tratta di palliativi. Due dei 17 contratti saranno "doppi". Il giocatore che va nella D-League in quel periodo guadagnerà un massimo di 75.000 dollari stagionali. Ritornerà con il suo contratto NBA al ritorno alla base. In questo modo le squadre potranno però controllare due giocatori in più a stagione. La NBA avrà quindi in mano 510 giocatori invece che 450.
4) La quarta novità rilevante è un sistema (designated player exception) che ha quale obiettivo rendere più doloroso per le grandi star lasciare il club da cui provengono, chiaramente per disincentivare la nascita dei Superteam e i casi Durant. In sostanza il giocatore entrato nella Lega con un club può estendere per cinque anni e godere di superiori benefici economici che possono essere applicato a due elementi. Stephen Curry che è sempre stato ai Warriors e gode dei benefici assicurati dai due titoli di MVP è stato calcolato che potrà firmare il prossimo luglio per 207 milioni in cinque anni. I Warrios in seguito saranno però obbligati a scegliere tra Klay Thompson e Draymond Green il loro secondo giovatore designato. Quindi il terzo non avrà gli stessi benefici. Al tempo stesso a luglio dovranno libetare spazio salariale per la seconda estate consecutiva al fine di estendere Kevin Durant che avendo giocato ai Warriors un solo anno può rimanere ma solo rispettando le regole sul salary cap. Queste modifiche dovrebbero permettere ai Wolves ad esempio di estendere con tutti i vantaggi del caso sia Karl-Anthony Towns che Andrew Wiggins. L'obiettivo è generare equilibrio e non penalizzare i club dei piccoli mercati. In tempi brevi aiuterà Indiana con Paul George, Utah con Gordon Hayward, la stessa OKC con Russell Westbrook che andrà a scadenza di nuovo nel 2018.

LOOKING LIKE TINY ARCHIBALD
Nate “Tiny” Archibald è stato l’unico giocatore della storia a vincere nello stesso anno la classifica dei marcatori e degli assist. Westbrook e Harden hanno la possibilità di imitarlo.

GiocatorePpgApg
Russell Westbrook1° (+0.2)2° (-0.8)
James Harden5° (-2.7)1° (+0.8)


LA GUERRA AI RIPOSI PROGRAMMATI
Il nuovo contratto collettivo prevede una seria riduzione del numero di partite back-to-back e soprattutto la combinazione ritenuta più letale, le quattro gare in cinque giorni. Per creare spazio - essendo fuori discussione la riduzione del calendario- la stagione comincerà due settimane prima circa per dilatare la durata. L'obiettivo è duplice: proteggere la salute dei giocatori quindi ridurre i rischi di infortunio e con più tempo per recuperare convincere gli allenatori a non "riposare" i giocatori chiave in talune partite.
Il problema del "DNP-rest" è diventato preoccupante per la Lega. Da un lato ci sono i diritti delle televisioni e del pubblico che pagano e vogliono vedere le star. Dall'altro ci sono gli allenatori che durante la regular season pensano a lunga scadenza e vorrebbero minimizzare i rischi. Gregg Popovich fu il primo ad adottare il riposo in talune gare come una strategia poi la mossa è diventata di uso comune. Di recente Cleveland ha riposato tutte le sue star battezzando la partita di Memphis. La chiamano "schedule loss" la sconfitta imposta dal calendario.La NBA iniziale colpì severamente questa tendenza. Popovich fu multato di 250.000 dollari. L'integrità del gioco è sacra ma lo è anche il diritto di un allenatore di gestire il roster e programmare. Il confine tra giocatore "fermato" a scopo precauzionale e quello infortunato può essere labile. A Philadelphia ad esempio Joel Embiid è gestito come un vaso di cristallo e come altri ha un limite di minuti di utilizzo che è stato determinato dal suo club. Ma c'è anche una questione di equità competitiva da ricordare. Su 82 gare non dovrebbe pesare ma non è detto.
Aumentando i tempi di riposo medio tra una gara e l'altra la NBA spera di riuscire a contenere il problema ma non potrà eliminarlo perché la posta in palio è troppo alta. Convincere gli allenatori a frazionare le assenze strategiche non è possibile. Tyronn Lue preferirà sempre riposare tutte le sue stelle insieme piuttosto che giocare tre differenti gare senza uno di loro.

THE OSCAR ROBERTSON FEAT
Oscar Robertson è l’unico giocatore che sia mai andato in tripla doppia media in una stagione. Tre  giocatori hanno la possibilità di riuscirci quest’anno anche se di gara in gara Westbrook sembra sempre più solo. Ecco le loro medie attuali.
GiocatorePpgRpgApg
Russell Westbrook30.410.511.0
James Harden27.78.011.8
LeBron James25.07.69.0

THE RACE FOR THE MVP
1 RUSSELL WESTBROOK - Tre partite di fila senza tripla doppia di cui due perse prima di dare via 22 assist contro Phoenix dimostrano che dopo tutto è umano.
2 JAMES HARDEN - Non riuscirà a emulare Nate Archibald perché lo status di unica superstar di Houston lo conduce sui binari degli assist più che dei punti. Ma se i Rockets con meno star power delle altre sono tra le prime cinque squadre della Lega il credito va a lui.
3 KEVIN DURANT- È il massimo beneficiario della coesistenza dei Big Four. Il movimento di palla, le minori attenzioni difensive e la possibilità di scegliere meglio i tiri hanno trasformato la sua efficacia. I 16.8 tiri per gara sono il minimo in carriera ma il 53.8% dal campo è il massimo. 4 LEBRON JAMES - Superato anche il grande Moses Malone nella graduatoria dei realizzatori di tutti i tempi. Stiamo assistendo alla storia qui.
5 ANTHONY DAVIS - I Sixers hanno vinto in trasferta per la prima volta in 11 mesi contro i Pelicans. Normale che Davis cominci a manifestare nervosismo.
6 KAWHI LEONARD - Gli Spurs concedono 102 punti per 100 possessi con lui in campo. È il dato peggiore della sua carriera ma ci sono sempre 18 punti di differenza a suo favore quando è in campo e gli Spurs segnano 120 punti per 100 possessi.
7 DEMAR DEROZAN - Tra i giocatori scelti prima di lui nel draft del 2009 anche Hasheem Thabeet, Tyreke Evans, Ricky Rubio, Jonny Flynn e Jordan Hill.
8 CHRIS PAUL - Ora che Blake Griffin starà fuori almeno un mese Chris Paul si assumerà un carico offensivo maggiore. Nel nuovo contratto la Under 36 Rule è diventata Under 38 il che gli permetterà di firmare un quinquennale al posto di un quadriennale. Modifica che vale circa 40 milioni garantiti in più.
9 KEVIN LOVE- È al top in carriera nei tiri liberi e nel tiro da due, viaggia oltre i 20+10 di media e il suo 41.2% da tre è il secondo valore di sempre. Ma il primo era 41.7% e risale al 2011 quando tirava un terzo dei tiri da tre attuali.
10 GIANNIS ANTETOKOUNMPO - Unico nella Lega oltre le due stoppate e i due recuperi. Un candidato come difensore dell'anno che segna oltre 22 punti di media ed è primo di squadra anche i  rimbalzi e assist. Giocatore unico.
11 STEPHEN CURRY - Dei top players dei Warriors è l'unico che stia tirando peggio ma è possibile che succeda semplicemente perché non si poteva tirare meglio di come ha fatto l'anno scorso.
12 DEMARCUS COUSINS - Periodo durissimo culminato con la guerra personale al Sacramento Bee, il quotidiano di casa. Trade Watch. Full Alert. Il cambio di scenario forse inevitabile. 
13 MARC GASOL - Dopo 10 gare in cui non aveva mai segnato meno di 17 punti fa 4/22 contro Utah nel giorno in cui il rientro di Conley avrebbe dovuto permettergli di tornare ad un ruolo meno impegnativo offensivamente. La migliore stagione della carriera comunque.
14 KLAY THOMPSON - A differenza di Curry e Durant esegue lo stesso numero di tiri per gara della stagione passata dal campo ovvero 17.3. Ma il suo 47.3% è il miglior dato in carriera. Attenti ad una seconda parte di stagione superiore alla prima.
15 GORDON HAYWARD- Vanta 16 gare con almeno 20 punti. Star conclamata della Lega. All around di altissimo livello che si appresta a passare alla cassa a fine stagione. Lo vorrebbe il suo ex coach Brad Stevens per i Celtics ma nessuno può pagarlo quanto i Jazz e tutti sanno quanto conti per loro.
16 KYRIE IRVING - I 12 assist distribuiti contro i Lakers pareggiano il record carriera.
17 DRAYMOND GREEN - Per non perdere il gusto della controversia ha criticato il nuovo contratto collettivo.
18 JIMMY BUTLER - Top carriera in punti, rimbalzi e tiri liberi.
19 DAMIAN LILLARD - Gioca molto meglio della posizione ma semza Ezeli la sua Portland rischia di peggiorare in difesa.
20 RUDY GOBERT - 22 punti e 12 rimbalzi con 9 su 9 al tiro contro Gasol. Si è autoproclamato il miglior centro NBA. Potrebbe anche avere ragione

 IL RANKING
1 GOLDEN STATE – Contro Portland, quarta gara con 135 punti e 35 assist. Nessun altro nella Lega ne ha fatta neanche una.
2 SAN ANTONIO – Quando Tony Parker va in doppia cifra gli Spurs vincono sempre. 10-0 adesso.
3 CLEVELAND – I 12 assist di Kyrie Irving contro i Lakers sono la notizia più bella della settimana perché un point-man di questo livello e così pochi assist resta un’anomalia.
4 HOUSTON – 11.8 punti, 8.0 rimbalzi in 24.5 minuti, 64.0% dal campo. Quando esattamente Clint Capela è diventato Dwight Howard? Può correre nella competizione per il giocatore più progredito?
5 LA CLIPPERS Un mese senza Blake Griffin metterà a dura prova i Clippers.
6 TORONTO – Cinque vittorie nelle ultime sei con la caduta interna imprevista con gli Atlanta Hawks.
7 UTAH – Sette vittorie nelle ultime otto e l’unica sconfitta è stata causata dai Warriors. I Jazz hanno battuto i Thunder assicurandosi il primato divisionale e poi battuto Memphis rivendicando il proprio ruolo come squadra emergente della Lega. Nella foto Rudy Gobert, the French Tower.
8 MEMPHIS - E' tornato anche Mike Conley che prima di farsi male stava producendo la miglior stagione in carriera. Marc Gasol ha giocato un dicembre da Top 10 della Lega.
9 OKLAHOMA CITY – Lo “One Man Show” continua. Possiamo girare attorno alla questione ma è la verità. Non appena Westbrook tira il fiato, OKC affonda. Certo, succede raramente.
10 BOSTON - Non una grande settimana ma è tornato Isaiah Thomas e i Knicks hanno frenato così tornano a farsi vedere nella Top 10 mentre i media locali tengono d’occhio cosa fanno i Nets perché la loro prima scelta finirà ai Celtics e sarà una scelta molto, molto alta.
 

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