lunedì 31 ottobre 2016

NBA WEEK: Westbrook stratosferico, i rookie di Toronto, Avery Bradley



Russell Westbrook è una minaccia di tripla doppia costante. In tre partite ha segnato 116 punti, ha realizzato due triple doppie e ne ha sfiorata una seconda. Sì, sta viaggiando in tripla doppia media e lo sta facendo segnando oltre 38 punti a partita. Anche se il calendario l'ha aiutato. Anche se i Thunder mercoledì prossimo giocheranno a Los Angeles contro i Clippers e poi ci sarà la madre di tutte le partite. Westbrook contro Durant. Giovedì a Oakland. E dopo sarà più facile fare i conti. Per ora sono spaventosi. Le statistiche ricordano anche che è sempre stato primo o secondo nella NBA in punti segnati in contropiede per gara in ognuna delle ultime quattro stagioni. E che praticamente senza Durant in campo due anni fa segnò oltre 30 punti di media. Promette di fare di più questa volta.

 TORONTO YOUNG GUNS
Toronto nell'ultima finale di Conference era riuscita a conservare un certo livello di competitività dopo l'infortunio occorso a Jonas Valanciunas. Il merito fu di Bismack Biyombo. Cavalcando quelle performance Biyombo ha firmato un contratto da 17 milioni di dollari all'anno con Orlando. Toronto non ha battuto ciglio perché a quei livelli Biyombo avrebbe percepito più di quanto avrebbe guadagnato Valanciunas, titolare immensamente più dotato in termini di talento e rendimento offensivo. In più i Raptors avevano la scelta numero 9 del draft che hanno usato per sostituire Biyombo con Jakob Poeltl ovvero il primo austriaco che sia mai andato nella NBA. Poeltl, che ha giocato all'università dello Utah, è un sette piedi che ha mano delicata e atletismo sorprendente. A due milioni di salario, quelli imposti dalla scala dei rookie, è un affare colossale perché vale già la rotazione. E in prospettiva è largamente superiore a Biyombo. Toronto ha sfoderato in quintetto anche Pascal Siakam, un altro camerunense - come Joel Embiid- arrivato in America per giocare a basket anche se il padre defunto era un calciatore. Siakam viene da New Mexico State. È stato scelto alla fine del primo giro. Ha energia e tempismo. Salta e può difendere su tutti. È anni indietro nello sviluppo offensivo ma intanto sta in campo e permette a Coach Casey di usare Patrick Patterson dalla panchina.

IL RANKING
1 SAN ANTONIO - Quando batti Golden State a casa sua travolgendola non c'è bisogno di aggiungere altro. Spurs 4-0 nella prima settimana. Tim Ducan Who?
2 CLEVELAND - Non sembra per nulla vittima della sindrome dei festeggiamenti e Kevin Love sembra davvero tirato a lucido. 20 punti e nove rimbalzi nelle prime tre.
3 GOLDEN STATE- Neanche la debacle con San Antonio può spingerla più indietro di così. Kevin Durant è stato il migliore dei Big Four nella prima settimana di gare. 31.3 punti, 10.3 rimbalzi.
4 CHICAGO - Dwyane Wade come gli accade talvolta ha ricominciato a segnare da tre. E la sua leadership ha galvanizzato l'ambiente.
5 OKLAHOMA CITY - Russell Westbrook is on Fire con una guardia in quintetto da ala (Andre Roberson) e un'ala forte rookie (Domas Sabonis) al posto di Serge Ibaka. Non può durare, ma se dura…


THE RACE FOR THE MVP
1 RUSSELL WESTBROOK -
44 tiri contro Phoenix anche segnando 51 sono comunque un'esagerazione per uno che ha anche tirato 20 liberi. Comunque era dal 1975 che non si vedeva una tripla doppia con più di 50 punti. Molto meglio segnandone 33 contro i Lakers.
2 ANTHONY DAVIS - Un leone uscito dalla gabbia con numeri da fantascienza (37.7 più 12.3) che pretendono risultati di squadra migliori. Alvin Gentry sulla hot seat?
3 KAWHI LEONARD - Nessun giocatore in attività ha vinto più partite di lui nelle prime 300 presenze. 12 rubate nelle prime tre gare, 13 nelle prime quattro e 28.3 a partita.
4 DEMAR DEROZAN - Dalle Olimpiadi è tornato un giocatore ancora senza tiro da tre ma ancora più letale nel tjro dalla media. La schiacciata su Tristan Thompson già da Top 10 dell'anno. 36.6 per gara adesso.
5 KYRIE IRVING - Per ora più decisivo di LeBron. Tira da 3 con il 50.0%.


FROM "NY BASKETBALL STORIES 2.0"
La partita era contro i Nets. Anthony era infortunato. Stoudemire anche. Baron Davis non aveva neppure cominciato la stagione. La squadra era in crisi e D’Antoni non avendo nulla di meglio da fare puntò su Jeremy Lin. Diede una chance al taiwanese che era stato sfrattato dal fratello maggiore, dentista a Lower Manhattan, che l’aveva ospitato sul divano di casa. Non avendo né il salario né le prospettive di chi a Manhattan sarebbe rimasto a lungo, Lin chiese al compagno Fields di ospitarlo per qualche tempo.
Contro i Nets, al debutto, Lin segnò 25 punti contro Deron Williams. Estasiato, due sere dopo D’Antoni lo fece partire in quintetto contro Utah. Risultato: 28 punti giocando oltre 44 minuti. La terza esibizione del più sconosciuto playmaker della storia dei Knicks fu a Washington contro John Wall: 23 punti e 10 assist. La quarta gara, al Madison Square Garden contro i Lakers, fu interpretata da Lin con 38 punti, ovvero quattro in più di quelli segnati da Kobe Bryant (del quale sarebbe diventato poi compagno di squadra ai Lakers), fino al tiro libero della vittoria segnato contro i Minnesota Timberwolves. Nelle sue prime quattro gare da titolare, Lin segnò 109 punti. Nessuno dal 1976 aveva fatto meglio. Il record precedente era di Allen Iverson con 101! Lin improvvisamente si trovò sulla copertina di Sports Illustrated. Ed eravamo solo all’inizio di quella che fu etichettata come “Linsanity”.


FROM "GOLDEN TIMES"
Mo Speights viene da St.Petersburg in Florida, ebbe una stellare carriera al liceo e vinse il titolo del 2007 all’università della Florida. Il suo capo allenatore era Billy Donovan, il futuro coach degli Oklahoma City Thunder. In quella stagione, Speights giocò poco ed ebbe un ruolo minore in una squadra in cui i due titolari nei ruoli di ala forte e centro erano Al Horford e Joakim Noah. Ma dopo il titolo, ambedue volarono nella NBA, Speights diventò il centro titolare e le sue cifre decollarono. Al punto che a sua volta si dichiarò per i draft dopo due anni di college. Lo scelse Philadelphia dove rimase due anni e mezzo. Ma Doug Collins, che pretendeva prima di tutto difesa, non sopportava le sue pause nella propria metà campo. Speights venne ceduto a Memphis. Il passaggio successivo fu a Cleveland, prima del ritorno di LeBron James. Segnò 10.2 punti a partita ma diventò free-agent nell’estate del 2013. Fu allora che i Warriors lo firmarono. Aveva un ruolo minore sotto Mark Jackson ed era un giocatore in crisi di identità con il suo look alla George Foreman, un fisico non proprio scolpito e un’attitudine difensiva ancora discutibile. Ma nell’estate del 2014, Steve Kerr pensò che Speights potesse essere utile apprezzandone il tiro da fuori, davvero impressionante per un giocatore di quella stazza. Kerr decise di inserire un gioco per lui, per i suoi minuti in campo e quando David Lee si infortunò e Green diventò l’ala forte titolare, Speights diventò un cambio apprezzato. Poteva giocare da ala forte o da centro. Ma il dato di fatto è che in 15.9 minuti di utilizzo medio segnò 10.4 punti, il miglior dato in carriera, ritagliandosi il proprio spazio.

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IL GIOCATORE: AVERY BRADLEY
Chi è - Nativo di Tacoma, praticamente Seattle, dove ha giocato a livello liceale (Bellamine Prep) prima di spendere un anno al Findlay College Prep, una “basketball factory” di Las Vegas. Tuttavia prima dell’high school, Bradley aveva vissuto ad Arlington praticamente Dallas. Di qui la scelta di giocare per Texas dove tuttavia è rimasto un solo anno. Già ai Longhorns si era messo in luce per le qualità difensive, palesate subito nella NBA. I Boston Celtics lo scelsero al numero 19: ha impiegato due anni per trovare la sua dimensione. Vista l’età non sorprende. E’ stato anche all’Hapoel Gerusalemme durante il lockout del 2011. Nel 2012/13 è stato secondo quintetto difensivo della Lega. Ma soprattutto ha cominciato ad essere un fattore anche offensivo grazie a forza fisica e un tiro da tre migliorato. Ha contratto fino al 2017/18 quando guadagnerà 8.8 milioni di dollari. Sono 8.3 quest’anno.
Come gioca – Bradley è una combo-guard che può portare palla o giocare “off the ball”, tuttavia non è un gran passatore e questo ne certifica i limiti come point-guard nonostante la statura. I progressi come tiratore (5.4 tiri da tre l’anno passato con il 36.1%, contro Charlotte otto triple a segno e 31 punti) gli hanno permesso di avere un ruolo sempre più rilevante soprattutto come ricevitore di scarichi. Viene dalla miglior stagione in carriera, 15.2 punti a partita, il 50.5% da due. Si autoconsidera il miglior difensore della Lega. Potrebbe anche non avere torto.


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