venerdì 5 agosto 2016

Carmelo Anthony, la caccia al record di ori olimpici (e non solo)


Quando si parla di NBA, Carmelo Anthony dev’essere definito una delle grandi star che non hanno mai trasformato contratti (230 milioni di dollari di guadagni quando scadrà l'attuale accordo con i Knicks), reputazione e statistiche in vittorie. Melo arrivò nella NBA nei leggendari draft del 2003. LeBron James e Dwyane Wade hanno vinto tre titoli NBA, lui non ha mai giocato una Finale. Il massimo che gli sia riuscito è stata una finale di conference a Denver.
Ma quando si parla di Nazionale, Carmelo può legittimamente considerarsi uno dei giocatori più significativi della storia. A Rio diventerà il primo giocatore americano a disputare la quarta Olimpiade: è un record. 

Una volta la squadra statunitense veniva formata attraverso i giocatori di college quindi è normale che le apparizioni fossero sporadiche. Nel 1992 è cambiato tutto. Ma quattro Olimpiadi sono davvero tante. Anthony venne convocato prematuramente per quelle del 2004, per il disastro di Atene: ci furono numerose defezioni per infortuni veri, problemi personali e timori relativi alla situazione internazionale, così in extremis la squadra venne rimpolpata con tanti giovani di enorme potenziale.
LeBron James, 19 anni, era il più giovane. Anthony aveva 20 anni. Ma c’erano anche Dwyane Wade, 22 anni ma un rookie anche lui, più Amar’e Stoudemire. Della squadra che avrebbe dovuto andare in campo i vecchi draghi sopravvissuti erano Allen Iverson e Tim Duncan. Nessuno dei due legò con il resto del gruppo. Fu una bruttissima edizione della Nazionale USA. Duncan a fine competizione dichiarò di aver chiuso con gli arbitri FIBA. Non era riuscito a capire il metro, cosa si potesse fare e non fare. C’era anche Lamar Odom, c’era Stephon Marbury.
Carmelo Anthony segnò 2.4 punti di media ad Atene, ma a Pechino ne fece 11.5, tanti in un sistema basato sulla profondità. Fece 21 nella semifinale con l’Argentina che vendicò la sconfitta di Atene. A Londra, ha segnato 16.2 punti per gara in 17.8 minuti di utilizzo con 4.8 rimbalzi. Fece 37 punti contro la Nigeria. Carmelo può diventare il primo a vincere tre ori olimpici di nel basket. E’ a 35 punti di distanza dal primato di punti olimpici di LeBron James. E’ a 41 rimbalzi da David Robinson come primo di sempre anche in questa specialità. Quando giocherà la seconda partita del torneo, toccherà quota 25 presenze olimpiche e supererà Robinson e James che ne hanno 24. LeBron come Carmelo ha giocato nelle ultime tre edizioni dei Giochi. Robinson giocò nel 1988 a Seul da collegiale, poi da Dream Teamer nel 1992 e nel 1996. Anche lui ha due ori e un bronzo. Anthony vinse anche il bronzo nel 2006 ai Mondiali. Con 19.9 punti di media fu il capocannoniere della squadra davanti a LeBron e Wade.
A Rio de Janeiro sarà un po’ il volto della squadra, il veterano, la coscienza del gruppo. Anthony è maturato molto rispetto ai tempi di Denver: ha lanciato una crociata degli atleti per contestare gli abusi delle forze dell’ordine contro le minoranze; ha forzato la mano ai Knicks perché confezionassero una squadra in grado di assecondare le sue ambizioni ma senza minacce, nel modo giusto. Ma è in Nazionale che finora ha raccolto le soddisfazioni migliori, dove il suo gioco sembra più efficace. Jim Boeheim, il suo allenatore al college di Syracuse (un anno e un titolo NCAA nel 2003), da sempre uno degli scudieri di Coach Krzyzewski ha ammesso che probabilmente le regole e lo stile di gioco FIBA aiutano Carmelo. E’ leggermente più efficace con un arco del tiro da tre più ravvicinato (in carriera ha il 34.4%, a Londra aveva 23/46 quindi il 50.0%) e una superiorità fisica che è devastante quando gioca da ala piccola in termini di mismatch ma diventa anche più marcata quando può giocare da ala forte e aprire il campo, trovare spazi in cui usare il suo contro uno.
Ma la verità è che Anthony è un talento straordinario a prescindere. In 13 stagioni di NBA non ha mai segnato meno di venti punti di media per gara. In 66 gare di playoffs giocate in 10 apparizioni ha 25.7 punti di media. Sono numeri irreali che però lo proiettano nell’ombra di giocatori incredibili come attaccanti ma mai pedine di progetti vincenti. George Gervin. Alex English. Bernard King. Lo stesso Bob McAdoo fino a quando non ha accettato un ruolo minore per vincere con i Lakers. Glenn Robinson. Reggie Miller che almeno una Finale NBA l’ha giocata.
Anthony ha 32 anni. La sua scelta di carriera l’ha fatta quando ha voluto andare a New York per essere il numero 1 dei Knicks senza preoccuparsi di quanto stessero facendo LeBron e Wade a Miami. Ora deve decidere se essere coerente con sé stesso e restare ai Knicks fino ad esaurimento delle speranze oppure ad un certo punto cambiare la propria storia, imitare chi ha finito la carriera andando a caccia di un titolo, sacrificando l’ego per fare la spalla. Ma intanto può diventare l’uomo dei record della Nazionale.

1 commento:

Sallustio ha detto...

Nel 2006 gli USA arrivarono terzi e non secondi!