martedì 26 luglio 2016

Le analogie tra la scelta di Higuain e quella di Durant

C'è un  incredibile livello di somiglianza tra il passaggio di Gonzalo Higuain alla Juventus e quello di Kevin Durant ai Golden State Warriors. Entrambi hanno optato per scelte strettamente professionali: sono andati semplicemente nella squadra che garantiva la situazione migliore. Migliore per loro. In questo caso non essendo una questione di soldi, ambedue hanno scelto di giocare nel club che offriva le migliori possibilità di vittoria.

I due casi non avrebbero destato questo scalpore se considerassimo gli atleti per quello che sono: professionisti che scelgono di svolgere il loro lavoro nel posto migliore per le loro esigenze. Proprio come fanno tutti. La differenza è che solo loro - non tutti - e pochi altri sono "condannati" a motivare le proprie decisioni.
Si tratta di casi clamorosi anche per il valore dei personaggi (quanti giocatori sono passati dal Napoli alla Juventus nella storia senza scatenare polemiche?) e per il momento storico in cui questi trasferimenti sono maturati. Sia Higuain che Durant hanno lasciato la seconda miglior squadra della Lega (forse terza parlando di KD) per rinforzare la migliore. Durant vuole vincere il titolo NBA. Higuain probabilmente vuole competere per la Champions League e vincere lo scudetto. Poteva ottenere il secondo dei due obiettivi a Napoli ma non sarebbe stato facile. Da questo punto di vista è più comprensibile Higuain di Durant perché Oklahoma City dava la sensazione di poter vincere davvero.
Le due situazioni differiscono quando si analizzano i motivi dietro le critiche. Durant è stato discusso per la presunta debolezza della sua decisione. Anziché combattere il nemico ha preferito unirsi ad esso rendendolo ancora più forte (e indebolendo la sua vecchia squadra). È stato contestato per una scelta opportunista. Forse troppo. Per questo a Los Angeles l'hanno fischiato prima di USA-Cina. A Higuain viene imputata la mancanza di lealtà sportiva. Ha lasciato il Napoli di cui era il volto, la star per rinforzare il nemico. Implicitamente ha detto che il suo amore per Napoli e il Napoli non era necessariamente superiore all'interesse personale.
Il problema è che vogliamo vedere negli atleti quello che nessun atleta è tenuto a esibire. Durant per otto anni è stato la persona - non l'atleta - più popolare e amato dello stato dell'Oklahoma. Ma il suo rendimento in campo, l'impegno sarebbero stati gli stessi ovunque. Durant ha dato tutto per i Thunder perché giocava nei Thunder. Non perché voleva dare credibilità alla franchigia o stampare il nome di Oklahoma City sulla carta geografica americana. Lo stesso Higuain a Napoli. Ha dato tutto e segnato di più perché giocava nel Napoli non per Napoli o per la maglia azzurra. Funziona così.
È anche vero che spesso gli atleti traggono vantaggio dalla proiezione di un'immagine che non è reale. Recitano una parte, quella del fuoriclasse sentimentale oltre che professionale. In alcuni casi in modo cosi convinto da diventare credibili. Quindi se in certi momenti sono felici di fare le bandiere, i simboli poi è ipocrita non accettare le critiche quando i fatti li smascherano. È normale.
Oggi Oklahoma City si sente tradita da Durant ma non ha versato una lacrima quando i Thunder, dovendo curare i loro interessi, hanno ceduto Serge Ibaka a Orlando. La lealtà in questi casi è richiesta solo ad una delle parti.
La verità è che lo sport è un business in cui tutti - consapevoli o meno - recitano una parte. Quella delle grandi star - ai giocatori minori è richiesto che vadano in campo e facciano il loro - in certe situazioni comprende la necessità di battersi per la propria squadra come se la maglia o la città che rappresentano avessero un ruolo speciale. Invece non lo hanno. Non così spesso. E il ruolo dei tifosi è quello di crederci ma anche loro com'è giusto non tifano mai davvero per l'uomo che è dentro la maglia, sono interessati soprattutto alla maglia. Forse solo alla maglia. Nessuno a Oklahoma City avrebbe mai pianto o bruciato maglie se Kevin Durant avesse giocato nella NBA come un Adam Morrison qualunque. Nessuno a Napoli oggi si risentirebbe se Higuain avesse segnato quanto un Gabbiadini con tutto il rispetto. Funziona così. Possiamo discutere per giorni di tutto quello che circonda un atleta. Ma la verità è questa. Fingere di credere il contrario è ipocrita.

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